Elena Comelli
MILANO
LA JEEP RENEGADE

è arrivata fino a Palazzo Chigi, con tanto di pacche sulle spalle fra camicie bianche e maglioni blu. Ma il successo del marchio americano non basta per ristabilire le fortune del gruppo Fiat in quello che nonostante tutto è ancora il suo mercato domestico, l’Italia. La casa automobilistica guidata da Sergio Marchionne continua a perdere quote di mercato in patria: in agosto ha immatricolato il 6,9% di vetture in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Una débacle, l’ultima di una lunga serie.
NON STUPISCE
dunque il fastidio davanti all’ennesimo attacco sferrato da Marchionne al sistema Italia. Come quello espresso ieri da Diego Della Valle: «Marchionne che vuole dare lezioni a noi italiani su cosa e come dobbiamo fare per sottolineare il suo ‘orgoglio italiano’ è una cosa vergognosa ed offensiva», ha sparato il patron di Tod’s, socio di Luca Cordero in Ntv, facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate a Cernobbio dal manager italo-canadese. «Se si sente orgoglioso di essere italiano, cominci a pagare le sue tasse personali in Italia dove le pagano i lavoratori Fiat. Noi italiani non dobbiamo permettere a questi ‘furbetti cosmopoliti’ di prenderci in giro in questo modo, sicuri di farla sempre franca. Sono dieci anni che Marchionne fa annunci e promesse a vuoto agli italiani e ai suoi dipendenti, facendo invece sempre e solo i fatti suoi e dei suoi compari», ha aggiunto il patron di Tod’s.
L’IRRITAZIONE
è comprensibile, guardando ai risultati: dopo dieci anni di cura Marchionne, la Fiat continua la sua discesa agli inferi. Lo stesso Marchionne, ha ammesso recentemente che Fiat Auto è in perdita in Europa: «Fiat Auto in Europa non fa profitti, quindi distribuire soldi senza guadagnarli significa aumentare i debiti», ha detto qualche settimana fa. Una confessione storica da parte del Mandrake del mercato dell’auto, che si era sempre rifiutato di fornire i risultati del gruppo Paese per Paese.
Fra i dieci modelli di auto più vendute in Europa, il Lingotto non ne piazza nemmeno uno, contro due Volkswagen, Golf e Polo, la Ford Fiesta, la Renault Clio, che tengono sempre banco ai primi quattro posti. E poi Opel, Nissan, Skoda, un’altra Ford, Audi e Peugeot. Solo chi entra nella top ten mette a segno qualche utile e Fiat, per entrarci, dovrebbe produrre i modelli più appetibili per il mercato europeo. Ci rientrerà la nuova 500X, il crossover made in Italy che verrà presentato fra qualche giorno al Salone di Parigi? Staremo a vedere.
Per ora, l’unica certezza è che la sorellina americana della 500, la 500e, fa perdere soldi alla casa madre. Lo ha detto lo stesso Marchionne, in un paradossale appello agli americani: «Spero che non compriate la 500 elettrica, perché ogni volta che ne vendo una perdo 14.000 dollari», ha ammesso. Da anni, unico fra i numeri uno delle case automobilistiche mondiali, Marchionne sostiene che produrre auto elettriche sia antieconomico. Vedremo, anche su questo, chi riderà per ultimo. La Fiat di Marchionne per ora non ride.