{{IMG_SX}}Roma, 10 novembre 2007 - Suo fratello non era così. Anna Gaetano l’aveva detto mesi fa, a luglio, quando la fiction su suo fratello Rino era stata presentata in anteprima al Roma Fiction Fest. «E’ una bellissima storia, ma non riconosco mio fratello Rino. Mi pare lui solo in alcuni flash», ha ripetuto Anna Gaetano ieri mattina alla conferenza stampa, in Rai. 'Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu', miniserie in due puntate diretta da Marco Turco, andrà in onda domani sera e lunedì, in prima serata su Raiuno. Nel ruolo di Gaetano, Claudio Santamaria. Nel cast anche Laura Chiatti, Kasia Smutniak, Thomas Trabacchi e Ninetto Davoli.

 

Racconta Marco Turco, anche tra gli autori della sceneggiatura, di essersi molto documentato su Rino Gaetano, sulla sua breve vita terminata tragicamente, con un incidente d’auto, a soli trentuno anni. «Ho letto tutte le biografie su Rino Gaetano, ho parlato con i suoi amici, tra i quali Antonello Venditti, con le persone che avevano lavorato con lui, i fonici, i turnisti, con il giornalista Gino Castaldo. E anche con la sorella: dieci, quindici persone, mi hanno raccontato ognuna una storia diversa», riferisce Turco. E prosegue: «Una volta raccolto tutto il materiale ci siamo seduti al tavolino e abbiamo cominciato a scrivere, raccontando il Rino che era sedimentato in noi. Ci siamo permessi di spostare alcuni fatti affinché il racconto crescesse di intensità». Non nasconde, insomma, di essersi preso qualche libertà. «Questa narrazione ha trasgredito in qualche momento la realtà documentaristica, ma ha reso l’anima di Rino Gaetano», sostiene il regista.

 

Nato in calabria, a Crotone, nel 1950, Rino Gaetano si era trasferito ragazzo a Roma. La fiction lo segue da quando, adolescente, viene mandato dal padre in collegio, nella speranza che impari a rigare diritto. Proprio lì, Rino scopre la sua vocazione per la musica. E il racconto ripercorre poi gli esordi, il flop del primo disco, il successo inatteso de 'Il cielo è sempre più blu', fino alla sofferta decisione di partecipare al Festival di Sanremo dove, nel 1978, si classifica terzo. E poi gli amori, i difficili rapporti col padre.

 


Claudio Santamaria ce l’ha messa tutta per rendere al meglio Rino Gaetano, del quale non ha, però, l’aria da folletto allegro, lo sguardo scanzonato. Come prima cosa è dimagrito dieci chili; poi ha consultato tutti i materiali a disposizione. «Ho letto le biografie, ma anche gli autori che leggeva lui, Dante, Cesare Pavese, Palazzeschi e Ionesco, nel cui teatro c’è molto della sua anima artistica. E ho ascoltato — racconta Santamaria — la musica che lui amava, Bob Marley, Jannacci. Osservavo i suoi filmati fino allo sfinimento, poi mi riprendevo da solo con la telecamera, per capire se mi stavo avvicinando a lui».

 


Aggiunge l’attore: «Gaetano è un personaggio mitico, come lo sono stati Jim Morrison e Jimi Hendrix. In lui ho scoperto un poeta che già a quattordici anni componeva terzine ispirandosi alla Divina commedia». Tutte le canzoni che si sentono nella fiction sono cantate da Santamaria, tranne la prima, «Mio fratello è figlio unico», e l’ultima, «Ma il cielo è sempre più blu». In quei momenti si riascolta la voce di Rino Gaetano che, alla fine, riappare anche in brani di vecchi filmati: bizzarro e ironico, in frac e cilindro, durante un’esibizione, oppure mentre si rotola nella neve, felice come un bambino. E il racconto si conclude con queste immagini spensierate e non con la cronaca del tremendo incidente avvenuto all’alba del 2 giugno del 1981 a Roma, sulla via Nomentana, la corsa a vuoto in vari ospedali, e poi il ricovero, quando era ormai troppo tardi.

 

«La storia di rino è stata molto romanzata. Capisco che è una fiction, ma visto che è la sua vita, pensavo dovesse essere quella vera. Io con lui ho vissuto trentuno anni — dice la sorella Anna — e penso che pochi lo conoscessero meglio di me. Ci sono cose vere, come il suo essere donnaiolo, ma non era un ubriacone come lo si dipinge e anche il suo rapporto con nostro padre non era come viene descritto». E non ha mai avuto, sottolinea, una villa quasi hollywoodiana come quella in cui vive tutto solo nel film. «Rino non ha mai avuto manie di grandezza. Non ha mia posseduto — precisa ancora la sorella — una villa con piscina. Una bella casa, quella sì, dove mettere anche un pollaio, tanto per avere un ovetto fresco la mattina».