{{IMG_SX}}Roma 22 maggio 2008 - La vita avventurosa di Don Zeno Saltini, il sacerdote fondatore della comunità di Nomadelfia, sarà rievocata su Raiuno martedì 27 e mercoledì 28 maggio in prima serata con Giulio Scarpati protagonista, per la regia di Gianluigi Calderone.

'Don Zeno. L'uomo di Nomadelfia' racconta in due serate l'avventura umana di un prete che per salvare i bambini abbandonati nella miseria e nella disperazione e farli diventare persone libere e oneste, dovette fare i conti con due guerre, con il fascismo, con il nazismo, con la democrazia, con la Chiesa. E con se stesso.
"Il vero motore della storia -spiegano gli autori Nicola Badalucco, Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis- è il carisma di Don Zeno, insieme al suo grande senso dello spettacolo e all'importanza attribuita alla comunicazione; dal 1945 iniziò a filmare tutto quello che faceva e per raccogliere fondi insegnò ai suoi ragazzi a cantare e a ballare."

La fiction su Don Zeno ha avuto la collaborazione dei 'Nomadelfi'. Dice il regista Gianluigi Calderone: "La generosità della gente di Nomadelfia è stata grande. Hanno capito quanto sia importante che Don Zeno e il suo messaggio giungano a quante più persone possibili." Il produttore Mario Rossini spiega: "Sono rimasto affascinato dalla figura carismatica e controversa di Don Zeno. Di un sacerdote che ha combattuto contro tutto e tutti per difendere le sue idee e i suoi ideali."

Le riprese della fiction si sono svolte in Italia in varie località fra Carpi, Mirandola, Modena e in Bulgaria, dove sono state girate le scene relative al periodo bellico. Alle riprese hanno partecipato 100 attori tra italiani e bulgari, molti della zona di Modena, 1500 figuranti e sono stati utilizzati 700 costumi di varie epoche.
Le riprese si sono concluse nei pressi di Grosseto dove attualmente è attiva la comunità di Nomadelfia, in cui vivono circa 50 famiglie, 350 persone che come le prime comunità cristiane mettono ogni bene in comune, accolgono bambini in affido, non adoperano il denaro, lavorano e studiano nella cittadella dell'Utopia.

Zeno Saltini era nato in un paese agricolo dell'Emilia nel 1900. La sua famiglia era cattolica. Il nonno, in contraddizione con i tempi, aveva trasformato il suo vasto podere in una comunità dove non si faceva differenza fra padroni e dipendenti. Veniva da questo insegnamento la vocazione di Zeno per la vita religiosa e per la difesa dei più deboli, soprattutto dei bambini. Dopo la terribile esperienza della Grande Guerra (aveva diciotto anni) Zeno prese i voti e si dedicò alla fondazione di una piccola comunità cristiana, con l'entusiasmo e l'allegria di chi ama la vita ed è pronto a battersi per le sue idee.
Prima dovette scontrarsi coi latifondisti, poi fu perseguitato dai fascisti (subì anche un processo dal Tribunale Speciale). Durante la seconda guerra mondiale, quando metà dell'Italia era occupata dagli alleati occidentali e metà dai nazisti, traversò con grandi rischi la linea del fuoco, fra morti e macerie, per raggiungere il Sud ormai libero, e da lì risalire con i liberatori verso il Nord, cioè verso il suo piccolo paese. Dopo la guerra fondò nel vecchio campo di concentramento di Fossoli una comunità unica al mondo, e che in tutto il mondo diventerà famosa: Nomadelfia.

Ebbe tutti contro: la gente avida di ricchezza, il Governo -pur democratico- che si sentiva scavalcato, e persino, dopo la morte del vescovo Pranzini, suo ispiratore e sostenitore, gran parte della gerarchia ecclesiastica, al punto da essere costretto ad abbandonare la tonaca. Solo quando diventò vecchio e la indossò nuovamente, Don Zeno Saltini ebbe da Giovanni Paolo II grandi parole di elogio. Finalmente la Chiesa riconosceva che Nomadelfia è una comunità cristiana in cui regnano uguaglianza e solidarietà. Morì nel 1981.

LA STORIA

PRIMA PUNTATA Zeno Santini, presidente della Federazione della Gioventù Cattolica di Carpi, si sta per laureare in giurisprudenza con l'obiettivo di difendere i più deboli. Il vescovo, monsignor Pranzini, che lo conosce e lo stima, è invece convinto che la sua strada sia il sacerdozio. Zeno resiste, ma è inquieto.
Dopo l'incontro con un gruppetto di bambini condannati dalla miseria alla strada, al furto, al riformatorio, Zeno cade in crisi. Il pensiero di difendere i poveri come avvocato non gli basta più, capisce che Dio lo chiama al sacerdozio. Una volta uscito dal seminario, gli viene assegnata la parrocchia di un paesino del modenese, San Giacomo Roncole. Ben presto don Zeno conquista la popolazione con azioni innovative che hanno la forza di coinvolgere tutti (non solo i fedeli) come il cinematografo. Prende a vivere con sè quei ragazzi che la miseria ha costretto alla rassegnazione di un destino segnato.
Il paese gli è vicino, e cerca di aiutarlo come può. Ma i tempi sono duri, l'Italia è in piena crisi economica, e il sostegno dei paesani non basta più a mantenere i bambini. Don Zeno fa debiti su debiti, mentre i suoi discorsi lo rendono inviso all'autorità fascista. Dopo l'ennesimo sequestro dell'ufficiale giudiziario, Don Zeno tenta il tutto per tutto appellandosi alla Carità evangelica contro l'indifferenza dello Stato. La risposta non tarda a giungere: don Zeno viene convocato in Questura, su di lui incombe la minaccia del tribunale speciale. Ma riesce a scampare ad una condanna e torna a San Giacomo Roncole. Don Zeno ora teme per i suoi 'figli', pensa di non trovarli più a casa, di trovare la parrocchia deserta.

SECONDA PUNTATA È il 1943. L'Italia è sotto i bombardamenti. Don Zeno ha continuato a raccogliere i 'ragazzi dell'abbandono'. I suoi primi 'figli' sono cresciuti e si prendono cura dei più piccoli. Ma il sacerdote capisce che i ragazzi hanno bisogno di una figura materna. Il suo desiderio viene esaudito da Irene: una ragazza di appena diciotto anni che si offre per fare da mamma a quei bimbi. A Irene si aggiungono presto altre ragazze. La gente del paese si impegna a mantenere i figli dell'abbandono: nasce "l'unione dei capifamiglia". Don Zeno sta realizzando a poco a poco il suo sogno di solidarietà. Ma un grande dolore lo attende: il vescovo Pranzini, suo mentore, muore poco prima dell'otto settembre. In Italia scoppia la guerra civile. Chi andrà in montagna con i partigiani. Chi aiuterà ebrei e perseguitati politici. Sul sacerdote viene messa una taglia dai nazisti.
Don Zeno è costretto a mettersi al sicuro passando le linee. 1945: l'Italia è liberata. Don Zeno può rientrare a S. Giacomo Roncole, dove però deve piangere la morte di cinque suoi figli.
Ma è necessario ricostruire: tanti orfani di guerra chiedono a don Zeno di poter sperare ancora. Don Zeno propone ai 'capifamiglia' di formare una vera comunità cristiana, in cui tutto venga messo in comune. Molti di quelli che l'avevano sempre seguito a questo punto si tirano indietro. È il 1948: nasce Nomadelfia, la città dove la fraternità è legge. Don Zeno viene ricevuto dal papa Pio XII che gli promette solidarietà, e ottiene dei finanziamenti dal neonato governo democristiano. Nomadelfia accoglie, decine, centinaia di 'scartini', i bimbi dei brefotrofi che nessuno vuole. La popolazione della giovane comunità cresce in modo esponenziale, e don Zeno, generoso e audace come sempre, fa debiti su debiti per poter soddisfare i bisogni della sua gente. Don Zeno però non se ne cura, continua ad accogliere ragazzi abbandonati, i soldi non bastano mai, il campo di Fossoli è ormai diventato troppo piccolo. Alla fine si troverà contro Stato e Chiesa. Pur di portare avanti la sua missione, don Zeno chiede, la riduzione allo stato laicale. Riesce così a salvare la Comunità, Nomadelfia, i suoi 'figli'.
Nel 1962 la Santa Sede annulla la riduzione allo stato laicale e restituisce a don Zeno la tanto amata tonaca.
Giovanni Paolo II in visita a Nomadelfia, elogia solennemente la missione di don Zeno Saltini, per essere riuscito a costruire una comunità cristiana 'unica' al mondo.