Roma, 28 gennaio 2011 - Musa europea del ‘900 e attrice poliedrica sempre alla ricerca di novità, Lucia Bosè spegne quest'anno 80 candeline. Da semplice commessa di una pasticceria milanese, a soli 17 anni è già sul set con Dino Risi.

E in poco tempo diventa protagonista del jet set internazionale sposando il torero Miguel Dominguin e diventando amica di personaggi come Pablo Picasso. Eppure era proprio quello il suo mestiere, commessa di pasticceria a Milano, prima che nel ‘47, a soli 16 anni, il concorso di Miss Italia la lanciasse davanti agli obiettivi dei più grandi registi del cinema.

Il primo a credere nelle potenzialità di quell’avvenente e burrosa ragazza milanese è stato Dino Risi, che nel ‘48 l’ha utilizzata in un corto sulle cinque giornate di Milano. Nel 50 è stata la volta poi di Giuseppe De Santis, per il quale ha interpretato una pastorella ciociara nell’ultimo capitolo della trilogia ‘contadinà del regista, ‘Non c’è pace tra gli ulivì.

Sempre nello stesso anno poi vestirà i panni di Paola Molon, protagonista dell’alienante capolavoro d’esordio, ‘Cronaca di un amore', di Michelangelo Antonioni. Con il quale lavorò poi nel ‘53 in ‘La signora senza camelie', pellicola che le aprì le porte d’Europa.

In quel periodo la Bosè si cimenta anche con il ‘neorealismo rosa' di Luciano Emmer, partecipando nel ‘51 a ‘Parigi è sempre Parigì, al fianco di Aldo Fabrizi e, nel ‘52, a ‘Le ragazze di Piazza di Spagna'. Fu il 1955 però ad aprirle le porte d’Europa, con la partecipazione a tre pellicole fondamentali per la storia del cinema.
L’attrice partecipò infatti a ‘Gli sbandatì di Francesco Maselli, insieme a Jean-Pierre Mocky, a ‘La muerte de un ciclistà di Juan Antonio Bardem, realizzato durante la dittatura franchista, ed a ‘Cela s’appelle l’aurorè di Luis Bunuel.

Il 1956 poi fu l’anno del suo matrimonio con Dominguìn, che la portò lontano dagli schermi per un periodo, soprattutto segnati dall’amicizia con Picasso, dalla nascita del figlio Miguel. La fine del suo matrimonio coincise con il suo ritorno sulle scene, sotto la regia dei fratelli Taviani, Federico Fellini, Liliana Cavani, e Marguerite Duras.

Da allora non ha mai smesso di lavorare, mantenendo inoltre la sua propensione per la sperimentazione e l’avanguardia. Tra le interpretazioni più recenti sono da segnalare la trasposizione cinematografica del capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, ‘Cronaca di una morte annunciatà, compiuta da Francesco Rosi nell’87, ‘L’avaro' di Tonino Cervi del 1990 e, sempre nello stesso anno, ‘Volevo i pantalonì di Maurizio Ponzi.

Nel 99 inoltre ha partecipato alla fortunata pellicola del giovane regista turco Ferzan Ozpetek 'Harem suare' e nel 2007 ne 'I Vicere' di Roberto Faenza. Oggi la sua chioma blu, l’intelligenza e l’acutezza acquistate da una vita intensa la rendono ancora affascinante, come quando era, insieme a Silvana Pampanini e a Gina Lollobrigida, la prima maggiorata italiana