Di SILVIA MINELLI

Parigi, 21 dicembre 2013 - C’è solo un'altra ballerina italiana all’Opéra di Parigi oltre all’étoile Eleonora Abbagnato. Si chiama Sofia Rosolini ed è di Bologna. Non solo: è giovanissima, 24 anni appena compiuti, anche se pare abbia già vissuto quattro vite. Prima del grembiulino dell’asilo ha messo il tutù, più o meno quando le sue coetanee prendevano la patente lei entrava a far parte del corpo di ballo della Scala (FOTO).

Dall’agosto scorso danza a Palais Garnier, il sogno di ogni ballerina. Sofia ha iniziato a inseguirlo appena dodicenne, quando si trasferì a Milano dopo aver superato la severa selezione per entrare nella scuola di ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2008 è arrivato il diploma e da lì in avanti i suoi cari hanno cominciato a inseguire lei in giro per il mondo. La prima esperienza di lavoro a Monaco, poi quattro anni alla Scala e infine all’Opéra. Papà Massimo è appena stato a Parigi per vedere la sua “bella addormentata” soffiare sulle 24 candeline nei camerini del teatro. In questi giorni infatti va in scena il capolavoro di Rudolf Nureyev: Sofia, appunto, è nel corpo di ballo.

Ci si sente un po’ speciali ad aver raggiunto tanti traguardi a soli 24 anni?

"Sì – ammette Sofia -, tutti i giorni mi sento privilegiata per potermi allenare in un teatro che ti fa restare a bocca aperta ogni volta che ci metti piede, insieme a étoile e primi ballerini, in una città meravigliosa dove faccio della mia passione il mio lavoro".

Impresa ancor più difficile considerando che all'Opéra la prassi è scegliere ballerine francesi. Come è riuscita a toccare la 'vetta'?

"Credo che il mio modo di ballare rispecchi lo stile di danza francese e si avvicini ai loro canoni".

Unito a grande tenacia e spirito di sacrificio, oltre che passione…

"Indubbiamente. La danza ti inquadra molto, ti porta ad avere un fortissimo senso del dovere, a convivere con il dolore. Ogni giorno devi ripetere gli stessi esercizi, è abbastanza impegnativo".

Che differenze ci sono con l’Italia?

"Qui l’organizzazione del teatro è incentrata sulla danza più che sull’opera, alla Scala è il contrario. Ci sono molti più ballerini, più étoile, più scelta di lezioni e più spettacoli: ne facciamo circa venti ogni conduzione, quasi uno ogni sera, e ci alleniamo la mattina. Nei periodi di sole prove entro a teatro alle 11.30 ed esco alle 19. Per non parlare del tipo di contratto che fanno alla Scala ai giovani: pochi mesi ogni volta a partita Iva, in pratica sono stata lì per quattro anni da precaria. Qui entri in graduatoria, con un contratto vero".

Anche per questo se ne è andata a Monaco appena diplomata?

"L’ultimo anno di scuola fai audizioni in giro, a Monaco mi hanno offerto subito un contratto. La Scala non era sicura. In più volevo fare un’esperienza all’estero".

Poi però in Italia è tornata. Come mai?

"Perché nel frattempo alla Scala la direzione era cambiata. Nel 2009 è arrivato un direttore da San Pietroburgo che mi ha notato e mi ha detto: Torna".

E a un certo punto ha deciso di tentare in uno dei migliori teatri al mondo, e ce l’ha fatta. Attualmente di italiane ci siete lei ed Eleonora Abbagnato, prima solo Jacqueline Tirabassi. C’è rivalità con le colleghe francesi?

"No, assolutamente".

E l’étoile Abbagnato come le sembra?

"Simpatica, di più con chi è italiano".

Oltre alla danza si riesce ad avere una vita ‘normale’?

"Sì, abbiamo un giorno di riposo e degli orari stabiliti, quindi si riesce ad avere una vita sociale, anche se per me è ancora presto, sono appena arrivata. Comunque esco con i colleghi o ci vediamo a casa di qualcuno, niente di esagerato perché di solito siamo molto stanchi. Chiaro che essendo una passione dedico più tempo alla danza".

In genere i giovani si separano dai genitori quando iniziano l’Università. Lei ha lasciato famiglia e città appena dodicenne per andare a vivere in un collegio di suore, a 18 viveva da sola all’estero. Non si sente più ‘grande’ o comunque profondamente diversa rispetto alle ragazze della sua età?

"Sì, oltretutto essendo la danza un’arte diversa dalla ginnastica, devi lavorare non solo sul tuo fisico. Devi per forza crescere più velocemente per interpretare ruoli che richiedono certe esperienze. Se tu quelle esperienze non le hai ancora fatte devi scavare nel tuo vissuto. Ma non è così scontato: ho visto ballerine molto più fragili e ingenue di loro coetanee".

Chi le ha dato la spinta a ‘buttarsi’?

"Ballare è stata una mia volontà fin dall’inizio. Poi la mia maestra di Bologna Luciana Semprini ha visto in me qualcosa in più e mi ha spinto a provare a entrare in una scuola professionale, così ho fatto il provino alla Scala. I miei genitori mi hanno sempre accompagnato in questo ‘viaggio’".