di Giovanni Bogani

Firenze, 9 luglio 2012 - PERÒ. A quasi ottant’anni – li compirà l’anno prossimo – Liliana Cavani dà una lezione di indipendenza, coraggio, libertà. La regista del “Portiere di notte” pensa a un film per la tv, in cui raccontare la scoperta del bosone di Higgs, quella che è stata chiamata la “particella di Dio”. Quella che spiega perché l’universo è così come lo conosciamo, e non una zuppa informe.

Da Ischia, dove è stata premiata ieri all’Ischia Global fest, la regista racconta il suo progetto. «Sono in contatto con un ricercatore del Cern di Ginevra con cui avevo collaborato già per la fiction su Albert Einstein — dice — La scoperta del bosone è un’apertura pazzesca per le conoscenze dell’uomo, che ha bisogno di avere sempre dei misteri da scoprire».

Ma la scoperta vera è quella di Liliana Cavani. Che insegue i misteri della fisica, e quelli della fede. E che carezza il sogno di un terzo film su San Francesco da Assisi – dopo quello del 1966 e quello del 1989 – questa volta per la televisione. «Penso a un film per la tv, non ho la puzza sotto il naso», dice. Ma quello che conta, è il coraggio di pensare, oggi, a qualcuno che non aveva tra i suoi miti il successo, il denaro, o gli abiti griffati.

«Il suo concetto di povertà che è libertà è una proposta rivoluzionaria, e forte», dice Liliana Cavani. Ha ragione. Proprio oggi, che nessuno sembra trovare niente di buono nella povertà. Riproporre il messaggio di Francesco, che – nato ricco – si spogliò di tutto, e che nella povertà e nella semplicità trovò l’assoluto, la pace interiore, la comunione con Dio – è un grande atto di coraggio, e di libertà intellettuale. Ed è un atto di coraggio anche il film che la Cavani porterà quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia: “Clarisse”, un documento visivo su una quindicina di suore di clausura di Urbino con cui negli anni è entrata in contatto. Ammira queste donne, ammira Francesco, lei nata da una famiglia a dir poco laica.