Andrea Martini

BERLINO, 4 febbraio 2014 - GIÀ VOLANO al vento le bandiere del festival e dei paesi concorrenti. Lo ZooPalast, gioiello dell’architettura tedesca degli anni Venti dove si proiettavano i film di Murnau e di Lang, appena restaurato e riaperto al pubblico, sarà uno dei poli della edizione numero 64 della Berlinale, da giovedì 6 al 16 febbraio.
Come da abitudine, molto cinema americano, tanti film tedeschi per rafforzare l’immagine di una cinematografia non troppo amata fuori dai confini, molto oriente e tante scoperte da fare o film restaurati da rivedere: per un pubblico cittadino che è almeno cinque volte quello degli addetti ai lavori (a Venezia è meno di un quinto)! Si comincia con l’atteso “The Grand Budapest Hotel”, affresco corale sullo sfondo di un grande albergo di Lutz, in cui torna quasi per intero la famiglia di Wes Anderson: intorno a Ralph Fiennes ruotano tra gli altri Tilda Swinton, Bill Murray, Edward Norton, Owen Wilson, Lea Seydoux. Ambientato negli anni tra le due guerre, narra intrighi e vicende intorno al furto di un inestimabile quadro rinascimentale. Quadri, pitture e altri oggetti d’arte sono anche al centro di “The Monuments men” il blockbuster firmato e interpretato da George Clooney, autore della sceneggiatura con Grant Heslov. Il soggetto è noto: il recupero rischioso, da parte di una squadra di eroici esperti angloamericani, del bottino accumulato dai parte dei nazisti. Accanto a Clooney: Matt Damon e Kate Blanchett.

UNO DEGLI eventi chiave del festival sarà sicuramente “Nymphomaniac vol.1” la pellicola di Lars von Trier provocatrice ma non disperata su eros (con scene dichiaratamente pornografiche) e thanatos. Al centro, il racconto dettagliato della sex-addicted Charlotte Gainsbourg al suo salvatore. Da non trascurare l’ultimo film del grande vecchio Alain Resnais che presenta “Aimer, boire et chanter” commedia agrodolce interpretata dagli attori di famiglia: Sabine Azema e André Dussollier. Nessun italiano in prima fila: né in Concorso né fuori, ma il cinema italiano sarà presente e visibile in altre sezioni, a cominciare da Panorama, la vetrina forse più frequentata dai berlinesi.
Il nome di maggior appeal è quello di Gianni Amelio che firma il documentario “Felice chi è diverso” sull’omosessualità in Italia negli anni bui del fascismo e del dopoguerra. Segue a ruota l’ultimo film di Edoardo Winspeare, “In grazia di Dio” dove, con interpreti non professionisti, si disegna il quadro drammatico di quattro donne in un paese del basso Salento violentemente scosso dalla crisi economica. Di vino, vitigni e agricoltori si parla in “Natural resistence” dell’oriundo Jonathan Nossiter, gia autore di “Mondovino” e qui difensore della causa dei viticoltori italiani messi in pericolo dalle norme Ue. I sapori d’Italia sono evocati in due documentari: “I maccheroni” (Raffaele Andreassi) e “I cavalieri della laguna” (Walter Bencini).