di BEATRICE BERTUCCIOLI

ROMA, 30 marzo 2014 - NON È necessario essere belli per piacere alle donne. Le signore, sostiene John Turturro, cercano altro in un uomo. E così, se l’“American gigolò” degli anni Ottanta aveva le sembianze di un sex symbol come Richard Gere, ora può essere anche uno come lui, con la faccia dal sorriso sghembo ma caloroso, un suo particolare sex appeal. È un “Gigolò per caso” nel divertente film da lui scritto, diretto e interpretato, dal 17 aprile nelle sale. Fioraio in bolletta, Turturro-Fioravante viene convinto dall’amico Woody Allen-Murray, ugualmente al verde e suo aspirante protettore, a offrirsi a pagamento alle signore, donne affascinanti e insoddisfatte come Sharon Stone e Sofia Vergara. E anche come la vedova di un rabbino, interpretata da Vanessa Paradis.

Turturro, il suo barbiere ha svolto un ruolo importante nella realizzazione di questo film?
«In effetti è proprio così: io ho parlato a lui di questa storia, lui l’ha riferita a Woody Allen, che è pure suo cliente, e Allen gli ha detto, fammi chiamare. Con Woody, comunque, ci conosciamo da quando mi aveva diretto in “Hannah e le sue sorelle”».

Allen ha collaborato alla sceneggiatura?
Io scrivevo, gli mandavo il copione e lui me lo rimandava con annotazioni brutali come “è terribile”, “non mi piace”. Allen mi ha aiutato a fare di questa storia una commedia più sofisticata. Poi, come attore, è stato facilissimo da dirigere. Sta lì, in silenzio, e poi quando è il momento di girare, si anima e recita come sappiamo».

Nel film è un gigolò un po’ riluttante e particolare.
«L’idea di base era proprio quella di far fare il gigolò a un uomo normalissimo che, però, è a suo agio con le donne, le ama. Ci sono molti uomini che desiderano stare con le donne solo per fare sesso, ma poi preferiscono passare il tempo con altri uomini. Ce ne sono poi alcuni che, invece, forse perché hanno avuto un buon rapporto con la madre, amano la compagnia delle donne e le sanno ascoltare».

Pensa che sia diffuso il fenomeno delle donne che cercano un gigolò?
«Forse lo fa qualche donna più avanti negli anni. Ma penso che si tratti comunque di un fenomeno limitato. Ma nel mio film la prostituzione è usata come metafora. Le donne, in realtà, hanno fame di essere ascoltate, toccate, apprezzate. E, più in generale, il film parla di amicizia e di solitudine e del bisogno che hanno le persone di stabilire un contatto vero con qualcuno».

Perché ha scelto Sharon Stone?
«Perché era interessante farle fare una cosa impensabile per una come lei: pagare un uomo per fare sesso».

Nel nuovo film di Nanni Moretti, “Mia madre”, ha il ruolo di un attore diretto da una regista affermata nel lavoro ma in crisi nella vita privata (interpretata da Margherita Buy). Moretti è un po’ l’Allen italiano?
«Sul “New York Times” hanno elencato tutti i registi nel mondo influenzati da Allen. Moretti è descritto come una sorta di nipotino. Io penso che Nanni sia un regista molto esigente, con uno stile molto personale e lavorare con lui è stata un’esperienza sicuramente positiva. La sceneggiatura di “Mia madre” è molto bella ed è stato interessante recitare con Margherita Buy».

Giovedì scorso Barack Obama ha visitato il Colosseo e ha osservato che è più grande di uno stadio di baseball. Se si fosse trovato lei nell’Anfiteatro Flavio, che commento pensa che avrebbe fatto?
«Di certo non quello. Piuttosto mi sarei domandato, ma io da che parte di questa arena mi sarei trovato? Sarei stato un romano o un cristiano?»