dI ANDREA MARTINI

Cannes, 20 maggio 2014 - Tornano a Cannes le emozioni antiche. Semplici ma potenti: storie di vite passate nell’attesa ,di malvagità umana, di dannazioni del destino. A riproporre sentimenti primari sono due star del cinema cinese che i Festival in cerca del nuovo tendono a mettere da parte. Zhang Yimou  e Gong Li sono stati per anni la coppia più bella, invidiata, potente del cinema cinese. Il regista innovatore, pioniere e ambasciatore degli schermi di Pechino in occidente, alla fine degli anni Ottanta, ha dischiuso le porte della nuova Cina mostrando, da ribelle - solo quanto bastava a costruirsi una fama personale che non scontentasse il partito - la nuova  idea di paese che si andava costituendo.

Ma quello che conta è che lo fece con film straordinari, emozionanti, innovatori nella tecnica come Sorgo Rosso, Ju dou , Lanterne Rosse, La storia di Qui Ju.  Già allora mostrò di passare da un  genere a un altro, da un registro al suo opposto con quella facilità che connota chi ha una coscienza forte del linguaggio cinematografico. Questa coppia feconda ha continuato a fare film e ad amarsi fino al 1996 . Poi gli incontri professionali si sono fatti più rari. Gong Li ha lasciato lo scettro alle più giovani, Zhang Yimou ha continuato incessantemente acquisendo a poco a poco, specie dopo la passione per le grandi produzioni in costume dove le arti marziali si combinavano ad amori impossibili, il ruolo di grande vecchio, come viene considerato dalle due generazioni di registi cinesi seguenti alla sua.

Con Gui Lai (coming home) la coppia è tornata. Gli anni peseranno sulle loro spalle, anche se lo splendore di Gong Li lo farebbe escludere, ma certo non hanno intaccato la qualità del loro cinema.  Questo melodramma composto ma grandioso nella concezione e nella resa cinematografica, capace di strappare lacrime al pubblico cannense poco propenso alle emozioni dirette, racconta la vicenda straziante di una folle sofferenza. Una delle tante da attribuire alla insania più grande: la rivoluzione culturale . Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta madre e figlia si ritrovano sole visto che il marito  è in stato di rieducazione coatta. Le due donne vivono sotto stretta sorveglianza del partito specie dopo che l’uomo ha tentato la fuga. Un tentativo fallito anche per il tradimento della figlia adolescente attratta da una carriera di ballerina che comunque le verrà preclusa:  anche se  per pochi minuti marito e moglie si vedono da lontano e si salutano con strazianti grida. Quel mancato abbraccio genera un dolore insostenibile,  Passano gli anni, la rivoluzione finisce , l’uomo viene liberato ma la moglie che lo attende da sempre non lo riconosce e, anzi, lo confonde con un suo persecutore politico, nel frattempo arrestato per eccesso di zelo. L’uomo si adatterà a conquistare la fiducia della moglie vivendo, in uno scantinato vicino, senza mai poter essere riconosciuto.  Il racconto è lineare cronologico come non si usa più nemmeno nei saggi delle scuole di cinema  e fa girare indietro le pagine della storia con l’aria di nulla.  Un melodramma degli studi di Shanghai che Hollywood non oserebbe più,

Sezione Fuori Concorso
Voto 8