Roma, 10 ottobre 2010 - Sul grande raduno di Woodstock gravava un'ombra. I tre giorni di musica, pace e amore coincidevano infatti con una delle tragedie collettive del popolo e dei giovani degli Stati Uniti, la guerra del Vietnam. Sul palco salì uno dei protagonisti del festival, Country Joe McDonald che veniva dalla California e che con l'amico “The Fish” Barry Melton aveva già scritto canzoni contro l'impegno bellico. Accordò la chitarra e attaccò un brano in tempo di ragtime, I feel like I'm fixin' to die rag. Quasi nessuno si ricorda il titolo a scapito del ritornello: “One, two, three. What are we fighting for? Don't ask me I don't give a damn, Next stop is Vietnam”. La prossima fermata è il Vietnam. Proprio quest'ultima frase è il titolo di una maxi raccolta di 13 cd (più un cd rom di testi di canzoni) incentrata sulle canzoni di guerra pubblicate negli Stati Uniti dal 1961 al 2008. Un box set la cui pubblicazione è stata iniziativa di un'etichetta tedesca, la Bear Family, che ha sede a Brema in Germania. Marchio che è stato premiato in Italia la scorsa estate al Porretta Soul Festival per la sua opera di diffusione della black music e che possiede i diritti di uno sterminato catalogo di blues tradizionale e contemporaneo.

Next stop is Vietnam è di grande valore anche perché la Bear Family è riuscita a inserire nel box i grandi nomi della musica. A partire da Bob Dylan, con la sua Masters of War, a John Lennon e la Plastic Ono Band con Give Peace a Chance e Happy Xmas (War is over), a Bruce Springsteen con Galveston Bay. Senza dimenticare Joan Baez, Beach Boys, Pete Seeger, Phil Ochs, Donovan, The Doors e lo stesso Country Joe a cui è affidata l'introduzione delle note di copertina, tenendo conto che queste compongono un vero e proprio libro a forma di vinile. La storia della War songs è infatti molto ampia e come si può notare dall'arco temporale della raccolta vanno oltre la fine della presenza americana in Vietnam.

L'inizio è affidato a canzoni dal tono nostalgico verso il soldato mandato a combattere in Asia, brani che assumono poi una caratteristica di protesta a mano a mano che l'impegno americano aumentava con la coscrizione dei giovani nell'esercito. Al tempo stesso la visione musicale della guerra è affidata anche a brani patriottici, alle marce e agli inni che accompagnavano il primo periodo delle ostilità. Insieme alla musica (di tutti i generi, dal country, blues al rock) la Bear family ha inserito anche alcuni discorsi politici pronunciati in quegli anni dai presidenti Lyndon Johnson e Richard Nixon. Ma ciò che musicalmente incuriosisce di più è rappresentato dai brani scritti negli anni successivi al termine del conflitto e che sono inseriti negli ultimi tre Cd di Next stop is Vietnam. Segno che quell'esperienza rappresenta una ferita ancora aperta nella società americana, con le canzoni dedicate ai veterani, mutilati o resi comunque inabili, senza un reddito accettabile. O al dolore delle famiglie dei caduti, il cui ricordo è molto di più di un nome scolpito nei memoriali.