Milano, 4 dicembre 2010 - Choc sui Navigli. Anzi Thriller. Perché l’uscita di Michael è una metafora allegra dei morti viventi. Fin dai primi suoni di “Michael” (Sony Music) nello studio di registrazione milanese, dalla copertina con i santini della sua carriera in trasferta a Bollywood sul dipinto a olio dell’illustratore afroamericano Kadir Nelson. Tutti davano Michael Jackson mummificato e paranoico, catatonico e assente, ma la sua morte ce lo riconsegna invece potente e creativo, cruciale e geniale.

Già nel docufilm “Michael Jackson’s This Is It”, girato dalla Sony durante le prove del tour a Los Angeles. E l’album è il primo passo di un accordo da 250 milioni di dollari per dieci progetti, inediti, film, videogiochi, da qui al 2017 (fonte il “Wall Street Journal”), firmato con gli amministratori dei beni del cantante.

Perplessi? “Michael”, che esce il 10 dicembre in Italia e il 14 negli Usa, è uno dei suoi album migliori. Di Sempre. Una galleria di idee, un ventaglio inaudito e sperimentale di note, suoni, remix. Dieci i titoli, sette firmati da Michael, appunti, arrangiamenti, tracce vocali e rifacimenti (alcuni anticipati sul web) dal 2004 alla sua morte, il lungo work in progress di un perfezionista dallo smisurato talento che coinvolge produttori e vecchi amici come Eddie Cascio (registra nella sua casa del New Jersey).

 Il duetto del singolo “Hold My Hand” con il senegalese Akon è stata registrato nel 2008 a Las Vegas su dolci cadenze di african reggae. “Hollywood Tonight”, scritta da Michael nel periodo di “Invincibile”, ci riporta a Quincy Jones (è prodotta da Ron ‘Neff-U’ Feemster). Il parlato e i riccioli di archi alla Philly Sound, la coda del periodo Motown, sono sofisticati ‘70. “Keep Your Head Up” è un inno universale perfetto per la sua voce bisex (producono C ‘Tricky’ Stewart, Angelikson e Michael). “(I Like) The Way You Love Me”’, prima stesura nella “Ultimate Collection” del 2004, è una ballata meravigliosa. La melodia prende l’ascensore per il cielo, le voci s’intrecciano in una trama di seta. “Monster”, con 50 Cent, è una coreografia da musical (cinematografico è tutto il montaggio dell’album), i suoni sono in 3D. Acustica, anni ’70, quasi Jackson Five, è la superba “Best Of Joy”, “Breaking News” sono le ultime cattive notizie sulla sua vita. “(I Can’t Make It) Another Day” il duetto con l’autore Lenny Kravitz, quasi rock.

“Behind The Mask”, testo di Michael e musica di Ryiuchi Sakamoto per la Yellow Magic Orchestra (ascolta il sample), teatrale e curioso. “Much Too Soon” un’altra gemma del periodo di “Thriller”. Chitarra acustica, archi, un’armonica alla Stevie Wonder. Le radici Motown e Philadelphia, i Jackson 5 e Quincy Jones contaminati dalle idee di oggi. La colonna sonora perfetta per il film sulla sua morte. E la sua vita.