New York, 25 ottobre 2012 - Quando un artista pubblica il quarto disco solista nel giro di trent'anni qualche dubbio può venire. Si tratta di mancanza d'ispirazione o ricerca dell'eccellenza? Considerando il protagonista dell'album diciamo senza dubbio che la seconda ipotesi è quella giusta. Se poi aggiungiamo che il musicista in questione si chiama Donald Fagen, che ha legato il suo nome all'esperienza indimenticabile degli Steely Dan con Walter Becker e che il suo primo album è quel 'Nightfly' (1982) che è considerato un capolavoro per raffinatezza e invenzione melodica, possiamo andare tranquilli ancor prima di aprire la scatola del Cd e metterlo nel lettore. Una sensazione che si concretizza ascoltando 'Sunken Condos' (Reprise/Warner), questo il titolo dell'album, traccia dopo traccia.

Musicista navigato e fuori dagli stereotipi, Fagen ha atto un passo avanti rispetto alla 'Nightfly Trilogy', progetto di cui facevano parte i primi tre dischi. Per le nuove tracce ha attinto a piene mani dalla buona tradizione musicale americana, specie quella Black. Quindi sonorità blues, soul e funky in modo particolare sono prese e mescolate abilmente in canzoni che non perdono mai la raffinatezza tipica dell'autore che sa trattare le armonie con il gusto di un jazzista e la melodia con l'abilità di uno scrittore di hit. Una miscela perfetta che dal vivo può esprimersi sia in un club sia in uno stadio, con l'effetto che sarebbe esattamente lo stesso. Non ci credete? Liberissimi, però vi consigliamo di ascoltarlo con attenzione, a partire da 'I'm not the same without you' e 'Miss Marlene', forse i pezzi più convincenti del disco, senza dimenticare l'iniziale 'Slinky Thing', 'Good Stuff' e la rispettosa quanto rivoluzionaria versione di 'In the Ghetto' di Isaac Hayes.

Tastiere, fiati, armonica, chitarra vivono di dignità proprie pur facendo parte di un disegno collettivo. Forse per tutti non sarà il disco migliore del 2012 e, come tutta la musica, è soggetto al gusto personale. Ma è anche vero che quando esce un album così si può gridare non tanto alla meraviglia, ma alla meravigliosa professionalità che porta alla buona musica.

Michele Manzotti