Roma, 30 marzo 2013 - Era per tutti ‘Er Califfo’ e, parafrasando il titolo di uno dei suoi successi, l’ultimo califfo è andato via. Franco Califano, a 75 anni, si è spento nella sua casa di Acilia. La Camera ardente domani mattina alle ore 10 sarà allestita nella Sala della Protomoteca in Campidoglio e rimarrà aperta fino alle ore 19. Le esequie del cantautore sono previste per martedì 2 aprile, nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo.

Era nato a Tripoli, il 14 settembre del 1938. Cantante, ma anche scrittore, attore, personaggio nella stagione dei reality tv, fu, tra l’altro co-autore di canzoni come ‘Minuetto’ di Mia Martini, o ‘Un grande amore e niente piu’, o ancora ‘E la chiamano estate’.

Successi romantici, anche se la sua resterà sempre l’immagine dello sciupafemmine, del ‘macho’ che anche nella vita ha conosciuto momenti duri e sofferti.

Califano era in piena attività artistica. ‘’Fino all’ultimo giorno non ha smesso di cantare e di scrivere canzoni’’, spiega il cantautore Enrico Giaretta, suo pianista e figlio artistico. ‘’Il Maestro - racconta - stava per partire per un ‘mini tour’ con accompagnamento di pianoforte, batteria, chitarra e contrabbasso. Era entusiasta di questa nuova avventura. Avremmo dovuto suonare il 4 aprile a Porto Recanati e, pochi giorni dopo, avevamo un appuntamento in sala di incisione ad Avezzano. Stasera, all’improvviso, la notizia della sua morte. Siamo tutti increduli. Si è chiuso per noi un’era’’, conclude. Califano stava lavorando anche ad un progetto di canzoni in romanesco rivisitate in chiave jazz.

 

ER CALIFFO - Originario di Pagani in provincia di Salerno, ma nato a Tripoli, che allora era una colonia italiana, il 14 settembre del 1938, e cresciuto a Roma, città alla quale è rimasto sempre legatissimo, Franco Califano, o Er Califfo, come lo hanno sempre affettuosamente chiamato i suoi fans, morto questa sera nella sua casa di Acilia alle porte della capitale, era malato da tempo ma ha lavorato fino all’ultimo tanto che stava per partire per un minitour la cui prima tappa doveva essere il 4 aprile a Porto Recanati, nelle Marche.

Nella sua lunghissima carriera è stato autore di canzoni indimenticabili come ‘’La musica è finita’’, ‘’Una ragione di più’’, ‘’E la chiamano estate’’, ‘’La nevicata del ‘56’’.

Ha scritto per Mina, Ornella Vanoni, Mia Martini, Renato Zero, Bruno Martino. E tantissimi sono stati anche i successi come cantautore, da quella che è stata un po’ il suo manifesto, ‘’Tutto il resto è noia’’ (‘’La canzone che mi rappresenta di più’’), a ‘La mia libertà’, ‘’Io nun piango’’.

Personaggio di grande popolarità, di fatto Califano è stato una figura atipica della canzone italiana, una sorta di chansonnier alla francese, radicatissimo nella tradizione culturale e musicale di Roma.

E la sua è stata una vita da romanzo, in cui non è mancato il carcere, con un primo arresto nel 1970, coinvolto insieme con Walter Chiari (poi assolto) in una vicenda di droga e poi di nuovo nel 1983, di nuovo accusato di possesso di stupefacenti e in questo caso anche di armi nella vicenda che vide in manette anche Enzo Tortora (assolto con formula piena e caso emblematico di mala giustizia). Durante quest’ultima esperienza carceraria anzi ha scritto ‘Impronte digitali’, album che si basa soprattutto su esperienze di quel periodo. In entrambi i processi è stato comunque assolto. E lo ha ripetutamente ricordato sia nei libri sia nelle interviste.

Musicista prolifico, si è però cimentato anche come scrittore e saggista con opere come ‘Ti perdo - Diario di un uomo da strada’ ,’ Il cuore nel sesso’, ‘Sesso e sentimento’ e ‘Calisutra - Storie di vita e casi dell’amore raccontati dal maestro’. Del 2008 è, invece, l’autobiografia ‘’Senza Manette’’, scritta a quattro mani con Pierluigi Diaco, che oggi piange ‘’l’amico e il complice di tante notti in radio’’.

Attaccatissimo al suo personaggio di disincantato amante latino, un po’ cinico e un po’ romantico, sempre pronto a vantare le sue conquiste femmilini, il Califfo è stato anche interprete di fotoromanzi e attore cinematografico in Sciarada alla francese (1963), Gardenia, il giustiziere della mala (1979), Due strani papà (1983) con Pippo Franco, Viola bacia tutti (1998) e Questa notte è ancora nostra (2008). Ha partecipato tre volte a Sanremo, l’ultima nel 2005 con Non escludo il ritorno, scritta con i Tiromancino.

 

ALEMANNO: SIMBOLO DELL'ANIMA POPOLARE DI ROMA - ‘’La morte di Califano, cantore romano e autentico simbolo dell’anima più popolare della città ci addolora molto’’. Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, esprime il suo cordoglio per la morte di Franco Califano. ‘’Festeggiammo insieme con un concerto a piazza Navona i suoi 70 anni - ha aggiunto Alemanno - dove tutta la città si raccolse intorno al suo Maestro. Nel piangerlo lasciamo alle future generazioni di cantori romani i testi senza tempo di un cantante di altri tempi a cui l’amministrazione aprirà le porte per la camera ardente’’.

POLVERINI: UN GRANDE VUOTO  - ‘’La morte di Franco Califano lascia un grande vuoto, mi addolora profondamente. In questi anni è stato per me un amico sincero, ho conosciuto non solo un grande artista ma un grande uomo’’. Così il deputato del Pdl ed ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, esprime il suo cordoglio per la morte di Franco Califano. ‘’In questi anni - prosegue Polverini - abbiamo condiviso insieme un bellissimo progetto all’interno delle carceri del Lazio dove Franco si è esibito, portando la sua indimenticabile musica, la sua simpatia, la sua immensa umanità. Alla sua famiglia esprimo le mie condoglianze e la mia vicinanza in questo triste momento. Califano continuerà a vivere nelle meravigliose canzoni che ci ha lasciato, ciao Franco’’.

PIPPO BAUDO: LUI E JANNACCI POETI DIVERSI - ‘’Due grandi talenti, diversissimi l’uno dall’altro eppure entrambi poeti, Enzo Jannacci e Franco Califano, uno con l’aria scanzonata del bauscia milanese l’altro con un romanticismo romanesco che nasceva anche questo dalla periferia. Due grandi, così diversi ma tanto vicini’’. E il commento di Pippo Baudo, che apprende affranto dall’Ansa, della scomparsa questa sera di Franco Califano, a un giorno di distanza da Jannacci.  Le canzoni di Califano, ricorda Baudo, ‘’hanno timbrato una stagione della musica italiana, non erano mai banali, piene di sentimenti veri e di trovate metriche originali, Franco ha scritto veramente belle canzoni, basta ricordare la stupenda ‘E la chiamano estate. Rispetto a Jannacci’’’.

MAX TORTORA: HO PERSO UN FRATELLO MAGGIORE  - ‘’Franco Califano mi ha insegnato la poesia, l’amicizia, l’affetto di un fratello più grande, l’eleganza di chi sa esprimere i sentimenti’’: così Max Tortora, raggiunto telefonicamente dall’ANSA a Miami, ricorda il cantautore scomparso. ‘’Sono addoloratissimo - spiega l’attore, autore di una delle imitazioni più riuscite del Califfo - se avessi saputo di non poterlo salutare, non sarei partito. Qualche giorno fa ho assistito al suo ultimo concerto a Roma al Teatro Sistina. Mi aveva invitato lui, quasi che se lo sentisse e mi volesse salutare. L’ho baciato nei camerini. Era l’ultimo saluto’’. Max Tortora è convinto che ‘’nessuno più scriverà canzoni come ‘L’ultima spiaggia’, una delle meno conosciute - conclude - ma la mia preferita’’.

DIACO: UNA GIOIOSA MACCHINA DI CAPOLAVORI ED ERRORI  - ‘’Una gioiosa macchina di capolavori e di errori’’. Pierluigi Diaco, che ha lavorato a lungo con Califano alla radio e che ha scritto con lui nel 2008 l’autobiografia ‘Senza manette’ (Mondadori), ricorda così Franco Califano. ‘’Franco è stato un poeta anche a tratti incompreso - dice- Era un uomo libero che non apparteneva a nessuna casta, un dissolutore dell’ovvio, uno che si opponeva alle convenzioni, al mondo convenzionale di stare al mondo e anche di raccontare se stessi. Ma era anche un uomo molto solo, uno che aveva imparato ad amare la sua solitudine. E che aveva grande passione, amore e curiosità per i giovani. Amore ricambiato, visto che in radio i giovani lo chiamavano moltissimo i giovani. A me mancherà moltissimo’’.

 

di M. L.