Stratford (Canada), 8 aprile 2014 _ La carriera trentennale e fortunata di Loreena McKennit arriva alla tappa, fisiologica per tanti artisti, dell’antologia. Un album (The Journey So Far, etichetta Quinlan Road) che raccoglie dodici brani tratti dai sette album in studio della cantante e musicista canadese che ha scelto di legare il suo nome alla musica celtica, Un ritorno alle origini familiari per Loreena, nata a Morden nel Manitoba da genitori di discendenze scozzesi e irlandesi, e trasferitasi a Stratford nell’Ontario nel 1981, Uno stile musicale basato prevalentemente su una voce indubbiamente affascinante che poggia su arrangiamenti mai troppo invasivi nelle sonorità e realizzati con strumenti della tradizione, prima fra tutti l’arpa.

Stile che ha trovato moltissimi estimatori, a partire da Peter Gabriel che le ha aperto il suo Real World studio, oltre ovviamente al pubblico che l’ha premiata con l’acquisto di milioni di copie dei suoi dischi. I fan della cantante, che ha compilato personalmente l’antologia, lo prenderanno sicuramente come pezzo da collezione. Per chi invece non la conosce possiamo segnalare Stolen Child su testo di W. B. Yeats , dal primo album Elemental, la hit The Bonny Swans da The Mask and the Mirror,  l’orientaleggiante Marco Polo da The Book of Secrets, la giga The Old Ways da The Visit. Non è un album per chi si attende ritmi intensi o percussioni e basso a sostenere la melodia. Un disco d’ambiente che mostra un modo personale di rivisitare una tradizione che si perde nei secoli.

Michele Manzotti