Bologna, 12 marzo 2011 - Due leoni che presidiano la 'regina', un granchio e due fate vergini. E l'araba fenice, l'uccello capace di risorgere dalle ceneri. Immortalità e speranza, quasi a predire il successo di una rock band che non avrebbe mai conosciuto la morte: i Queen. Gli elementi che formavano il loro logo dicevano già tanto.

Anzi, tutto: la fama di questa band avrebbe accompagnato intere generazioni fino ad arrivare alla realizzazione di un musical, il cui progetto vede luce dopo 12 anni di lavoro. I Queen sono diventati leggenda e dalla loro musica nasce una storia fantastica: lo sforzo di un gruppo di ragazzi in lotta contro i potenti che ne vogliono sopprimere l'individualità e l'amore per la musica.

In scena al Paladozza di Bologna dall'11 al 13 marzo, il cast italiano vede un giovane talento tra le sue fila. In prima fila: è Salvo Vinci, classe '83, cantante siciliano con alle spalle l'esperienza di 'Amici' in Tv e di 'Footloose' e 'High school musical' in teatro.

Salvo, Lei conosce la notorietà televisiva durante le terza edizione di 'Amici'. Che ricordi ha di quell'esperienza?

"Non potrò mai dimenticare le prime settimane: dall'ingresso al successo della mia interpretazione di un brano della Turandot... scatenò una standing ovation! Credo sia successo raramente nella storia di quel programma!"

A distanza di anni cosa pensa dei talent show?

"Dalla 'scuola' di 'Amici' passano e sono passate grandi voci e cantanti davvero talentuosi. Mi dispiace però che sia poco incentivata l'espressione personale."

Nelle ultime edizioni del talent di Maria De Filippi spesso i cantanti ricevono offerte dalle case discografiche ancora prima di uscire dalla scuola. Crede siano date loro maggiori possibilità rispetto a chi, come Lei, è stato 'pioniere' della scuola?

"No: semplicemente in quel periodo chi aveva avuto il privilegio di sedere dietro un banco di quella scuola era dirottato poi verso un mercato diverso, quello del musical... Dopo la mia partecipazione alla terza edizione del fortunato talent, infatti, in sessanta fummo chiamati per i provini di 'Footloose': progetto ben seguito e ben fatto. Da sei mesi, invece, sto finendo di preparare il mio primo album da solista: all'epoca di 'Amici' avevo diciannove anni e, pensandoci adesso, forse non ero ancora pronto per un progetto discografico tutto mio."

Nella scuola, recentemente, è come se ci fosse tornato...

"Sì, partecipando al film tv Mediaset 'Non smettere di sognare 2', in onda nei prossimi giorni su Canale 5. In alcuni momenti mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, di rivivere i 'dietro le quinte' di 'Amici' e le emozioni che provavamo noi giovani partecipanti... E ho avuto nuovamente modo di osservare che la pressione di un talent show porta a fare, a chi la vive, cose che mai sembrerebbero possibili!"

Nel 2006 ha fondato una band, i 'Quattro Quarti', ma non sembra sia stato un successone.

(Ride) "Direi di no, ma è stata una delle mie prime esperienze live e il batterista del gruppo, Luca Zarbano, mi ha aiutato a realizzare anche una delle canzoni del mio album 'in arrivo'."

Parliamo di 'We will rock you', il musical 'epocale' realizzato con le canzoni della discografia dei Queen.

"Difficilissimo rapportarsi ad una leggenda come i Queen, ma anche incredibilmente entusiasmante. Già dal primo provino, avvenuto in presenza di Brian May e Roger Taylor (componenti storici della band guidata da Freddie Mercury), ero carichissimo. Non è possibile immaginare la gioia provata quando mi hanno comunicato fossi stato scelto tra i tanti aspiranti!"

Nello spettacolo Lei è Galileo, immaginaria reincarnazione di Freddie Mercury... Un'enorme responsabilità!

"Infatti: il confronto con 'il Mito' è dietro la porta! Le canzoni sono troppo conosciute perchè sia concesso sbagliare: la performance deve essere obbligatoriamente ottima."

Quali sono stati gli ostacoli più difficili da superare nella preparazione e realizzazione di questo musical?

"Sicuramente non è stato facile interpretare un personaggio come Galileo: nel corso dello spettacolo subisce una trasformazione, un'evoluzione... e si allontana totalmente da ciò che sono io. Diventerà un eroe."

E Lei? Lei non si sente 'eroe'?

"No: anche se mi sono ritrovato a dover affrontare situazioni difficili, non mi sento un eroe. Inoltre, 'fare l'artista' non è così semplice come secondo l'immaginario collettivo: non ci sono sempre luci e fan in delirio... Bisogna lavorare sodo ed è importante tenere sempre ben presente il valore del sacrificio e del lavoro..."

Insegnamenti che Lei, in passato, ha dichiarato di aver ricevuto dalla Sua famiglia...

"Sì, è quello il porto sicuro dove tornare. Anche se non vedo spesso i miei genitori e mia sorella, loro mi sono stati accanto sempre, nei momenti esaltanti e in quelli più cupi. Sono sempre stati pronti ad ascoltarmi, a sostenermi, anche quando vivevo qualche situazione 'no'. La nostra è la tipica famiglia della tradizione meridionale: siamo molto uniti. E io porto i miei cari sempre con me, rappresentati in un tatuaggio: la trinacria, simbolo della Sicilia, circondata da un cerchio spezzettato di cui ogni parte rappresenta un mio familiare".