Firenze, 02 febbraio 2012 - ALLA FINE Dario Fo e Franca Rame ricevono ovazioni trionfali, e la gente non se ne vuole andare. La coppia indomabile - 85 anni lui, 82 lei- sta portando in giro “Mistero buffo” 42 anni dopo il suo esordio in una fabbrica milanese dismessa. L’occasione è storica quanto lo spettacolo, che viene ovunque preso d’assalto (qui siamo all’Obi Hall di Firenze). Questo straordinario affresco di cultura popolare, pantomime, giullarate che racconta i Vangeli dal basso in un dialetto ibrido e inventato, vanta ormai più di 4mila repliche in tutto il mondo. "Cambia sempre perché sono gli eventi della vita, la politica e la società a rinnovarlo di continuo", anticipa Fo prima di cominciare.
Avevate paura di trovare in questo ritorno segni di stanchezza, malinconie di decadimento fisico? Ma quando mai: il carisma è quello, inintaccato. Lo slancio satirico non appare spento, semmai è la poesia semplice e schietta dell’insieme che si esalta in un corpo scenico più saggio, cauto nel dispendio fisico perché consapevole degli impacci, del rischio della goffaggine e in compenso più ricco di sottintesi, pause, sottigliezze argute. Il Fo in camicione nero che distribuisce le due ali di pubblico accanto a lui sul palcoscenico improvvisando gag (è uno spettacolo nello spettacolo, e l’astuto Dario lo ha sempre usato) promette scintille. Solo la sua voce, dopo un intervento alle corde vocali, trema appena ma sull’onda della passione narrativa Fo sa tirarla fuori e manovrarla come ai tempi migliori.

ED ECCO la galleria impagabile che rivedremmo mille volte nella vita: si comincia con la resurrezione di Lazzaro dove il gran giullare fa una ventina di personaggi, poi entra Rame per raccontarci la Genesi in un dialetto del centro-sud; ma è nella seconda parte, con l’impagabile vestizione di Bonifacio VIII che Fo può andare a briglia sciolta perché in ballo c’è il discorso sul potere e si può spaziare. Tra memorie senza troppi rimpianti, esortazioni da guru (“Siate liberi, specie in questi momenti”), scappellotti bonari al sindaco Renzi e pezzi di gregoriano sfidando la voce malferma, si arriva al lamento di Maria sotto la croce con Franca Rame. 'Il pezzo forte della serata!', annuncia con modestia cavalleresca Dario, rinsaldando il vincolo di questa coppia unica e irripetibile che continua a sprigionare contro ogni usura del tempo un’allegria celestiale.