dall’inviato CHIARA DI CLEMENTE

SANREMO, 17 febbraio 2011 - SULLE NOTE di In amore, vecchio duetto di Morandi con Barbara Cola, la frase Ti sputtanerò è stata ripetuta dieci volte, compresa la variante ti fotterò, in diretta su Raiuno alle dieci e mezzo di sera, dal palco dell’Ariston, inaugurazione del 61° Festival. A fare da sfondo alla performance canora di Luca e Paolo, le gigantografie di Fini e Berlusconi; tema del siparietto comico dal linguaggio non proprio chic le intercettazioni, Bocchino, appalti Rai, Boccassini, Ruby, 6 aprile. Un po’ troppo, soprattutto per Raiuno? Il direttore Mauro Mazza invoca, testuale, che «la liberalità editoriale della Rai sia quantomeno pari a quella di cui Luca e Paolo godono in Mediaset. Quando li abbiamo ingaggiati sapevamo chi ci mettevamo in casa. Sanremo — spiega Mazza — comprende l’irriverenza, la satira, l’eresia. Da telespettatore mi auguro solo che le prossime instant song di Luca e Paolo trovino altri spunti dall’attualità». Detto fatto: ieri sera è stata la volta della sinistra: Roberto Saviano e le sue pause, Michele Santoro. Ce n’è anche per Gianfranco Fini, Luca Cordero di Montezemolo («entro in politica, esco, do solo l’appoggio esterno») e chiusura – sempre evocando il signor B - sul Papa.

IN MATTINATA
Mazza aveva avuto comunque buon gioco a dribblare le polemiche: gli ascolti sono i migliori dal 2005 a questa parte. Tutto il resto è accademia. Hai voglia a chiederti, e a chiedergli, cos’è successo, cosa sta succedendo in questa Rai, prima rete, in cui fino all’altro ieri anche un’alzata di sopracciglio era a rischio scandalo e censura. Figuriamoci le dieci volte di Ti sputtanerò. «Non c’è da preoccuparsi — dice Mazza —, è sempre meno di quello che accade a Zelig o alle Iene. La Rai si deve adeguare. Senza censure».

SI PENSAVA
che a farla da padrone sarebbero state le girls Eli e Beli con tutte le loro auspicabili gaffe e soprattutto i loro fidanzati splendidi divi hollywoodiani o paparazzi ricattatori senza patente. Invece ecco la sorpresa: Luca e Paolo. Che avevano «minacciato» da subito: i nostri testi ce li scriviamo e li teniamo segreti fino all’ultimo. Tanto — e chi lo poteva prevedere? — su Raiuno, a Sanremo, vige libertà di satira. Compresa evidentemente anche libertà di volgarità, di linguaggio pesante. «Sì, abbiamo usato qualche parolaccia — dicono Bizzarri e Kessisoglu —; effettivamente la parola 6 aprile è un po’ pesante. Abbiamo scelto di raccontare ciò che sta accadendo, che è di per sé pesante. Noi non facciamo satira politica, ma satira di costume, parodia: il pezzo non era contro Berlusconi e Fini, era contro il sistema della macchina del fango. E allargheremo il campo delle parodie, di sera in sera, l’allargheremo in una maniera che non vi aspettate neanche. Perché noi la realtà la guardiamo a 360 gradi». Altre parolacce, in vista? «Lo sputtanamento la cantavano in Rai vent’anni fa già Cochi e Renato», ricorda Luca. «Ma ridiamo un po’», sdrammatizza il «capitano» Gianni Morandi, e anche lui non manca di ribadire il concetto: «Quelle di Luca e Paolo sono battute che facciamo tutti fra di noi, loro in più hanno avuto il coraggio di farle davanti alle telecamere. Salta all’occhio che i due comici di ieri sera si sputtanano a vicenda».