ROMA, 7 aprile 2011 -  La sezione lavoro della Corte d’Appello di Roma (presidente Ermanno Cambria e relatore Donatella Casablanca), ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Rai per ottenere la sospensione dell’esecuzione della sentenza pronunciata nel settembre 2009 con la quale è stato confermato il diritto di Michele Santoro, già riconosciuto dal Tribunale, di lavorare come realizzatore e conduttore di programmi di approfondimento dell’informazione destinati al pubblico di prima serata.

 La Rai - si legge in una nota dell’avvocato Domenico d’Amati, legale del giornalista - aveva motivato la sua richiesta sostenendo che vi era pericolo di un intervento sanzionatorio dell’Agcom per i contenuti di alcune recenti puntate di Annozero. La Corte ha rilevato che il pregiudizio paventato dalla Rai non si pone quale conseguenza diretta delle statuizioni di condanna contenute nella sentenza, che hanno del resto avuto continua esecuzione sin dall’emanazione della decisione di primo grado senza che si siano verificati pregiudizi oggi lamentati dalla Rai.
 

Spetta alla Rai, ha affermato la Corte nella sua ordinanza, esercitare un’attività di controllo compatibile con l’elevatezza delle mansioni esercitate e con il contenuto intellettuale e creativo dell’attività giornalistica.
Nella discussione che ha preceduto l’emanazione del provvedimento, l’avvocato d’Amati aveva ricordato, tra l’altro, l’episodio verificatosi il 27 gennaio 2011, quando il direttore generale Masi, dopo avere espresso il suo dissenso sui contenuti della trasmissione, aveva dichiarato di non volerne impedire la messa in onda.