Milano, 07 dicembre 2011 - 
FIORELLO miete trionfi sull’Auditel, ma forse non è del tutto peregrino chiedersi: è davvero possibile che 13 milioni di persone (in media) seguano uno spettacolo lungo 3 ore? Si riaffaccia insomma il vecchio problema: quanto è attendibile Auditel? Anche perché ieri sono filtrate le indiscrezioni su una relazione dell’Authority Antitrust, provocata da un esposto di Sky, abbastanza critica nei confronti dell’Auditel, anche se limitatamente all’aspetto della parità di condizioni nella concorrenza con Sky.

«IL SISTEMA Auditel è sicuramente più attendibile di quello della radio o dei giornali», risponde Francesco Siliato, docente di Sociologia della Comunicazione al Politecnico di Milano. «Ciò non eslcude però che si possano trovare molte pecche. La più clamorosa riguarda gli immigrati, che non sono rilevati in alcun modo, pur essendo ormai ben 5 milioni e mezzo». Non rilevati, e perché? «Una volta le famiglie Auditel venivano cercate sugli elenchi telefonici. Ma con il diffondersi del cellulare gli elenchi non valgono più niente. I Comuni spesso si rifiutano di fornire le anagrafiche. Allora si ricorre alle liste elettorali. E così gli immigrati restano fuori dal campione. Basta girare per Milano per vedere decine di parabole installate sugli edifici dove vivono in maggioranza extracomunitari. Naturalmente le usano per sintonizzarsi sui canali dei Paesi da cui provengono. Ma questo ascolto non è minimamente rilevato, anche se il totale della platea televisiva è comunque considerato di 55 milioni di persone. Gli immigrati cioè vengono conteggiati nel totale, ma i loro gusti televisivi sono ignorati. Ciò deprime l’ascolto delle tv satellitari, e allo stesso tempo impedisce alle aziende che producono merce destinata soprattutto a loro di conoscere il proprio mercato». Secondo Siliato, «il sistema comunque non è in grado di stare dietro al presente o al futuro. Con il digitale è diventato molto più difficile identificare i canali che vengono visti dalle famiglie Auditel, e comporta molti errori il sistema dell’“audio matching” (sistema per il quale per riconoscere il canale visto, la traccia audio registrata dal “Meter” viene confrontata con le tracce audio dei singoli canali, ndr)».

CRITICO a dir poco è anche Marco Benatti della “FullSix”, agenzia di marketing e comunicazione digitale (Internet). «Il principale difetto di Auditel è che si tratta di un sistema pagato dagli editori per controllare loro stessi. Il mondo della pubblicità deve basarsi su questi dati per fare il prezzo, mentre dovrebbe sviluppare un proprio sistema indipendente. Tutti ormai possono riscontrare quotidianamente che sempre meno persone guardano la tv. In alcune fasce d’età, come dai 15 ai 18 anni, non la guardano proprio più. Si mettono davanti al Pc e magari fruiscono di qualche spezzone su Youtube. Lo sanno tutti, tranne quelli dell’Auditel. Per loro gli ascolti non cambiano mai, da vent’anni a questa parte. Internet ha sconvolto il mondo della comunicazione, ma per loro tutto è rimasto identico».

SI CHIAMA Roberta Gisotti una delle più acute e puntigliose osservatrici di Auditel, autrice del libro “La favola dell’Auditel” (Nutrimenti) in cui lo smonta pezzo a pezzo. «Il sistema è inaffidabile per come è stato scelto il campione. Su 10 famiglie interpellate, solo una è disponibile. Per l’Istat un campione formato in questo modo può scientificamente rappresentare solo il 10% della popolazione, non il 100%! E poi: come vengono trovate le famiglie? Spesso tra le persone più deboli culturalmente o che si lasciano allettare da un regalo come un’enciclopedia. Il campione esclude l’ascolto di bar, alberghi, discoteche. L’ “audio matching” fa acqua da tutte le parti perché, per esempio, in prima serata solo Raiuno e Canale 5 non si sovrappongono ad altri canali, per il resto c’è una confusione assoluta. Sempre secondo il rapporto dell’Istat, si crea un margine di errore che nel caso di La7 può arrivare addirittura al 70%! L’Auditel registra con maggior sicurezza i grandi ascolti nelle fasce di maggior ascolto, mentre tende a svalutare gli ascolti marginali di chi, per esempio, segue i documentari storici. Viene insomma premiata la tv di flusso. Ciò ha portato a influenze nefaste. Le tv hanno inventato i “contenitori”, i cui ascolti sono sopravvalutati. E più sono sopravvalutati, più vengono programmati per cercare pubblicità. Ecco spiegata la bassa qualità della tv italiana».

GISOTTI ha intervistato numerose famiglie ex-Auditel, e ne ha sentite di tutti i colori. «Le famiglie dovrebbero cambiare ogni 5 anni, e invece a Vinci, in Toscana, per esempio, ce n’è una che l’ha avuto per 15! C’è chi, ogni volta che appare Lorella Cuccarini, schiaccia il tasto per segnalare la presenza di ben venti ospiti per alzare l’audience! O il berlusconiano che si sintonizza su Canale 5, ma se c’è un bel film su Raitre va a vederlo nella camera del figlio dove il “Meter” non c’è...».