Giovanni Bogani

ROMA, 28 ottobre 2013 - NONNO Libero non ci sta. Lino Banfi, raggiunto al telefono, a proposito dell’ipotesi di privatizzare la Rai è molto chiaro. «No, non devono farlo. Possono snellire il gigante, possono ridurre la burocrazia, ma darla in mano a un privato, la Rai, proprio no». Della Rai, Lino Banfi è uno dei volti più amati. Il suo personaggio, nonno Libero, è diventato un punto di riferimento, una compagnia, un amico per milioni di spettatori.

Allora, secondo lei non è una buona idea privatizzare la Rai, azienda pubblica da sempre?
«No. Perché la Rai ha anche avuto sempre, proprio per la sua natura di servizio pubblico, una attitudine educativa, informativa, morale. Mi viene in mente l’esempio più vicino a me: ‘Un medico in famiglia’ è una fiction di buoni sentimenti. Piace a tre generazioni di spettatori. In mano a un privato, chi lo sa se non potrebbe essere trasformata in qualcosa di completamente diverso? Che ne so, un nonno Libero scurrile, in nome del consumismo e dell’audience?».

Ci sono milioni di spettatori che vengono, in qualche modo, ‘consolati’ dai programmi Rai.
«Sì, gli anziani, quelli che vivono soli, che sono abbandonati sulle panchine. Mi fermano, mi parlano, si sfogano con me. Se Raiuno toglie programmi del genere è come dar loro un cazzotto in faccia».

Si parla di privatizzare la Rai in nome del risparmio, dell’ottimizzazione dei costi.
«Ma allora potrebbero fare qualche taglio, così come stanno facendolo alla politica. La Rai può vivere con qualche impiegato di meno, questo sì. Adesso per fare arrivare un fax da una stanza a quella accanto a volte passano dieci giorni. Però non puoi darla in mano a chiunque, a un privato. Magari a uno straniero. Ai tedeschi, ai francesi, ai turchi, a Thohir… Magari la prende un socio di una ditta cinese e mette solo film cinesi, e abolisce tutte le fiction e i film italiani. Che ne sai che cosa può succedere?».