Milano, 13 novembre 2013 - Trent’anni fa nasceva 'Drive in', trasmissione di minime ambizioni che ha finito per rivoluzionare la tv italiana e per divenire il simbolo della tv italiana degli anni ‘80. Lì sono cresciuti talenti come Gianfranco D’Angelo, Ezio Greggio, Giorgio Faletti – e altri poi persi per strada come Enzo Braschi, Sergio Vastano, Enrico Beruschi, Mario Zucca. 'Drive in' ha introdotto in Italia (preceduto forse solo da 'Non Stop' sulla Rai) il modello dello show comico derivato dal cabaret che è arrivato fino a noi, per esempio, sotto le spoglie di 'Zelig'. Brevi numeri comici contrassegnati da una raffica di battute, tempi velocissimi, mini-balletti fulminei a sciogliere la tensione, scenografie e costumi coloratissimi. Per alcuni è stata anche la trasmissione che ha inventato il velinismo, ma su questo Antonio Ricci (creatore del programma e poi di 'Striscia la notizia') proprio non ci sta. "Al contrario, siamo stati noi a valorizzare per primi le donne comiche, ne abbiamo avute in gran quantità. Da noi anche le ragazze come Tinì Cansino avevano la loro parte di copione. Altri invece, ben prima di noi, hanno usato il nudo per attirare pubblico". E, per dimostrare l’assunto, ha mostrato ai giornalisti spezzoni di antiche trasmissioni di Renzo Arbore e persino di Enzo Tortora (ai tempi di Telealto Milanese).

Ricci ha incontrato i giornalisti per presentare la serie di Dvd in vendita in edicola che ripercorrono appunto la storia della trasmissione. Tra l’altro, ha anche ricordato come nacque il programma. "Berlusconi aveva appena comprato Italia 1, ed era una rete vuota. Io gli proposi il programma con i cabarettisti che conoscevo. Lui esitava, per le sue nuove tv aveva bisogno di volti noti per vendere la pubblicità. Allora gli dissi: ‘Se non lo fa lei, lo produco io e poi lo vendo.’ Allora si decise. Qualche tempo dopo si prese quelli che considerava i talenti migliori del programma – e cioè Carmen Russo, Cristina Moffa, Massimo Boldi, Gigi e Andrea – per farne un’edizione di lusso su Canale 5, dal titolo ‘Grand Hotel’. Quel programma andò malissimo, mentre ‘Drive in’ è rimasto a simboleggiare la tv degli anni ‘80". Satira, goliardia, belle donne, battute caustiche e altre surreali per un’Italia che si credeva ancora grande.

Piero Degli Antoni