di Piero Degli Antoni

Milano, 20 gennaio 2014 - Luca Argentero, come nasce l’idea di “Pericolo verticale”, il suo nuovo programma in onda il mercoledì alle 22,50 su Sky Uno (6 puntate da due episodi), dedicato agli interventi del Soccorso alpino in Val d’Aosta?

"Dalla mia grande passione per la montagna. Mio padre è maestro di sci, mio zio è guida alpina, in montagna mi hanno fatto provare qualsiasi cosa anche se io resto soprattutto uno sciatore. Qualsiasi cosa scivoli sulla neve fa per me".


Riprendere gli interventi del soccorso alpino non sarà stata un’impresa facile...
"Per nulla. Prima di tutto non volevamo che la troupe intralciasse il lavoro, e in secondo luogo era necessario trovare degli operatori che sapessero muoversi in condizioni così estreme, a 4mila metri di quota e anche oltre. Per questo abbiamo preferito prendere due guide alpine e addestrarle all’uso delle telecamere. Ciò non toglie che qualche volta, quando c’era bisogno di una mano, i nostri operatori lasciassero le telecamere a terra e dessero una mano".


Avete scelto di mostrare solo gli interventi che hanno un esito felice?
"Abbiamo voluto mostrare la realtà come è. Quindi non ci siamo censurati: mostreremo interventi dall’esito positivo ad altri di segno contrario. Una scelta l’abbiamo dovuta comunque fare, scegliendo gli esempi più significativi. Il nostro gruppo di 5-6 ragazzi ha vissuto per due mesi nella base del Soccorso alpino, riprendendo oltre 140 interventi".


Come vi hanno accolto gli uomini del Soccorso alpino?
"La Valle d’Aosta ci ha dato una grandissima mano, anche finanziaria. In quanto ai soccorritori, uno dei piloti il primo giorno ci ha affrontato dicendo: ’Voi non mi piacete, non mi dovete riprendere. Se vi sopporto è solo perché me l’hanno ordinato i miei superiori’. Eppure l’ultimo giorno è entrato nella nostra stanza e ha detto: ’Ho fatto l’agnello. Se ne volete un pezzo ce n’è anche per voi’. Mi ha fatto molto piacere: significava che avevamo conquistato la sua stima".


Qual è la differenza con altri programmi di docu-fiction o di action reality che dir si voglia?
"Qui niente si può prevedere in anticipo. Non puoi fare sopralluoghi sulle location, prepararti una sceneggiatura, allestire in anticipo il set. Gli uomini del Soccorso alpino avevano tre minuti a disposizione per prepararsi dopo ogni allarme. Noi dovevamo essere pronti in due e mezzo, in modo da riuscire a riprenderli".


Quale intervento l’ha colpita di più?
"Ero abituato a vedere gli uomini del Soccorso agire con molta professionalità e anche una certa freddezza. Mi ha colpito la loro reazione quando sono stati costretti ad andare in aiuto di qualcuno che conoscevano".


Che ne pensa dell’incidente sugli sci a Schumacher?
"E’ un monito. Schumacher è un bravo sciatore, aveva preso tutte le precauzioni del caso, aveva anche il casco, eppure... In montagna non puoi mai essere sicuro al cento per cento, perché è un territorio selvaggio. Ma questo, certamente, è anche il suo fascino".


Luca Argentero ha appena finito di girare una serie in due puntate, “Ragion di Stato”, una spy story per la regia di Marco Pontecorvo. Adesso è sul set del nuovo film di Alessio Federici. "Io e Raoul Bova interpretiamo due fratelli un po’ strani, non posso dire di più".