{{IMG_SX}}Milano, 7 marzo 2008 - Ribelle per atto di nascita, Internazionale per vocazione dei suoi padri. Grande nelle vittorie e tragica nelle sconfitte, ma con l'orgoglio di essere l'unica società mai scesa in serie B. Cento anni di Inter.

 

LE ORIGINI

L'Inter nasce il 9 marzo 1908. Nasce di sera, in un ristorante del centro di Milano, l'Orologio, abituale rifugio di intellettuali, artisti, poeti, letterati, sportivi. Si racconta che pioveva a dirotto quella sera, un lunedì. E che faceva freddo. All'Orologio un gruppo di dissidenti del Milan Cricket and Football Club si ritrova per rompere col passato, per fondare una nuova società che lavori con criteri diversi, meno rigidi.

 

Una società aperta verso l'estero, che guarda oltre i confini lombardi, che sui campi di calcio di Milano vuole anche gli stranieri. Internazionale appunto. È così che un secolo fa inizia la storia dell'Inter o, per essere precisi, del Football Club Internazionale di Milano. I soci fondatori sono il pittore Giorgio Muggiani, Boschard, Lana, Bertolini, De Olma, Enrico, Carlo e Arturo Hinterman, Pietro Dell'Oro, Ugo e Hans Rietman, Voelkel, Maner, Wipf e Carlo Ardussi.

 

Il più attivo è Muggiani, che disegnerà anche lo stemma del nuovo club: un cerchio nero e uno azzurro, i colori della notte e del cielo, a delimitare un fondo dorato e, in bianco, la sigla 'FCIM', per Football Club Internazionale Milano. Il primo presidente è un veneziano, Giovanni Paramithiotti: resterà in carica un solo anno. Si racconta che lasciò perchè i tifosi erano convinti che l'Inter perdeva sempre quando c'era lui a vedere la partita. La convinzione divenne tale che un giorno arrivò allo stadio con baffi e barba finta e, riconosciuto, fu subito cacciato.

 

 

LE PRIME VITTORIE

Dopo Paramithiotti, nel 1909, diviene presidente Ettore Strauss, quindi nel 1910 la presidenza passa a Carlo De Medici. E il 24 aprile arriva il primo scudetto, a due anni, un mese e quindici giorni dalla fondazione. L'Inter lo strappa alla ProVercelli dopo un velenoso spareggio, vinto 10-3 ma con la Pro Vercelli in campo con i ragazzini per protestare contro il rifiuto della Federazione di spostare la data del match nonostante gli impegni in tornei militari di alcuni vercellesi. La formazione: Campelli; Fronte, Zoller; Yenni, Fossati, Stebler; Capra, Peyer, Peterly, Aebi, Schuler. Allenatore-giocatore è Virgilio Fossati, il primo campionissimo nerazzurro, il primo interista a indossare la maglia della Nazionale, la prima bandiera, il primo eroe: muore sul fronte della Grande Guerra.

 

Nel 1912 prende la presidenza Emilio Hirzel, nel 1914 il comando passa prima a Luigi Ansbacher e poi a Giuseppe Visconti di Modrone, che resta in carica per cinque anni, coprendo il tempo caotico della Prima guerra mondiale. L'Inter resiste, e nel primo campionato del dopoguerra vince il secondo scudetto, dopo aver battuto il Livorno per 3-2. È il 20 giugno 1920.

 

NON PIU' INTERNAZIONALE

Nel 1923 sale alla presidenza Enrico Olivetti, ma in epoca fascista il nome Internazionale non piace, primo perchè non rispettava la tradizionale italianità promossa dalla linea di governo e secondo perchè richiamava troppo esplicitamente l'Internazionale comunista.

 

E cosi', nell'estate del 1928, viene annunciato l'accordo di fusione con un'altra società della città, l'Unione Sportiva Milanese. Il nome cambia in Società Sportiva Ambrosiana (da Sant'Ambrogio, patrono di Milano dopo esserne stato Vescovo). Inizialmente cambia persino la maglia (bianca, segnata dal Fascio Littorio e dallo stemma di Milano), ma tornerà presto nerazzurra. E tornerà anche il nome Inter, nel 1932, abbinato a quello di Ambrosiana, che intanto nella stagione 1929/30, allenata dall'ungherese Arpad Veisz e col grande Peppino Meazza in campo, vince il primo campionato a girone unico.

 

L'EPOCA DI MEAZZA

L'abbinamento Ambrosiana-Inter dura 13 anni, con quattro presidenti (Turrusio, Simonotti, Pozzani e Masseroni), lo scudetto 1937/38 e quello 1939/40. E' l'Inter di Meazza, detto 'Il Balilla', il primo grande personaggio della storia del calcio, l'uomo che fa innamorare i tifosi e le donne, che gira per Milano a bordo delle autovetture da ricchi, che ancora oggi viene considerato tra i più grandi di sempre.

 

Primo gol in maglia nerazzurra a 17 anni, un mese e 4 giorni, il 27 settembre 1927 sul campo di via Goldoni contro la Dominante Genova superata per 6-1. Ultimo gol, il numero 247, il 13 aprile 1947 in Inter-Triestina. In mezzo la storia di un ragazzo milanese classe 1910, destinato a diventare leggenda: 433 gare in serie A, con 278 reti.

 

Interista dentro, sebbene abbia indossato anche la maglia di Milan, Juventus, Varese e Atalanta, Meazza vince tre volte il titolo di capocannoniere del campionato, colleziona 53 presenze in Nazionale con cui segna 33 gol, è campione del mondo nel 1934 e nel 1938. Lascia l'Inter nella stagione 1939/40, conclusa con la vittoria del titolo in volata sul Bologna, ma senza aver giocato neppure una partita per la vasocostrizione di un'arteria non permette il regolare afflusso del sangue a un piede. Tornerà da giocatore-allenatore a 36 anni, per poi continuare la carriera solo da tecnico.

 

DI NUOVO INTERNAZIONALE

Otto giorni dopo la celebrazione del quinto scudetto interista, il primo senza Meazza, l'Italia entra in guerra. Nel 1942 presidente della società viene nominato Carlo Masseroni.
Resterà al comando per 13 anni. E' lui ad annunciare, sabato 27 ottobre 1945, che "l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale". I tifosi festeggiano, ma intanto in Italia si apre l'era del Grande Torino. L'Inter e' quella di Benito 'Veleno' Lorenzi, attaccante toscano bravo con i piedi e con le parole, quella di Nyers, di Skoglund, di Giorgio 'Kamikaze' Ghezzi. A mettere ordine tattico a un gruppo bello e impossibile ci pensa un tecnico poco amato dalla critica, ma vincente nei fatti: Alfredo Foni. Portano la sua firma il sesto e il settimo scudetto, nel 1952/53 e nel 1953/54.

 

 

ARRIVA MORATTI

L'anno dopo inizia l'era Moratti. Moratti padre, Angelo. Acquista l'Inter sabato 28 maggio 1955 per 100 milioni di lire e diventa il quindicesimo presidente della storia del club. Con lui nasce la Grande Inter, quella che vince tutto. I primi anni sono difficili. Moratti cambia spesso allenatore ma non vince, non basta nemmeno prendere dal Boca Juniors Antonio Valentin Angelillo, attaccante argentino classe 1937 che nel 1958/59 con 33 gol in 33 gare stabilira' il record di reti, ancora imbattuto, nei campionati a 18 squadre.

 

La svolta arriva all'inizio degli anni 60, quando Moratti trova l'allenatore giusto: Helenio Herrera, il mago, strappato al Barcellona e alla Nazionale spagnola. Herrera 'liquida' subito Angelillo, che, accusato di 'dolce vita', viene ceduto nel 1961 alla Roma. Al suo posto arriva dalla Spagna Luis Suarez, Pallone d'Oro e stella del Barcellona. Moratti lo paga una follia, 250 milioni, ma saranno soldi ben spesi. In nerazzurro ci sono già Mariolino Corso e Armando Picchi mentre nel vivaio si sono fatti largo ragazzi come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Gianfranco Bedin. Poi arriveranno Tarcisio Burgnich, Jair, Angelo Domenghini... Nasce la leggenda.

 

CON HERRERA SUL TETTO DEL MONDO

L'Inter di Herrera vince il suo primo scudetto nel 1962/63, poi l'anno dopo trionfa in Europa: il 27 maggio 1964 batte a Vienna il Real Madrid di Puskas e Di Stefano e vince la Coppa dei Campioni. Quello stesso anno va poi alla conquista del mondo. Finale della Coppa Intercontinentale con l'Independiente di Avallaneda, il club campione del Sudamerica. Andata in Argentina, il 9 settembre: vince l'Independiente, 1-0 su papera di Sarti.
Ritorno a Milano, due settimane dopo, il 23 settembre. Non c'è partita, l'Inter si rifà con Mazzola e Corso. Due a zero, serve la 'bella'. Si gioca a Madrid, il 26 settembre, stadio 'Santiago Bernabeu', il tempio del Real. Notte drammatica, si va ai tempi supplementari, poi ci pensa Corso: 1-0 e Inter sul tetto del mondo. Il 1965 è l'anno piu' glorioso della storia nerazzurra.

 

Perso nel 1964 il campionato allo spareggio col Bologna, l'Inter fa un triplice capolavoro. Vince lo scudetto rimontando 7 punti al Milan, rivince con un gol di Jair la Coppa dei Campioni contro il Benfica di Eusebio, e poi si riprende pure la Coppa Intercontinentale. L'avversario e' ancora l'Independiente. L'andata a San Siro finisce 3-0. Una settimana dopo l'Independiente, in casa sua, prova a buttarla in rissa ma la traversa e Sarti salvano l'Inter. Che torna sul tetto del mondo.

 

La Grande Inter vince il terzo scudetto, il secondo consecutivo, al termine del campionato 1965/66 poi il suo ciclo finisce nel 1967. Sconfitta in Coppa dei Campioni, a Lisbona in finale contro il Celtic, poi secondo posto in campionato, dietro la Juve. Il 18 maggio 1968 Angelo Moratti lascia. Raduna la famiglia e annuncia che è arrivato il momento di farsi da parte. Dirà: "Tifo lo stesso, soffrendo molto meno. Non sento più la responsabilità imposta dalla folla. Sono un tifoso in mezzo ai tifosi".

 

I NON FAVOLOSI ANNI 70 E LO SCUDETTO DEI RECORD

Arriva Ivanoe Fraizzoli, e prende subito Roberto Boninsegna, 'Bonimba'. Nel 1971 arriva l'undicesimo scudetto. L'Inter torna così in Coppa dei Campioni, dove arriva fino alla finale, persa il 31 maggio 1972 a Rotterdam contro l'Ajax di Cruyff. Gli Anni 70 non saranno i migliori, l'Inter torna grande solo alla fine del decennio, quando nella stagione 1979/80 vince lo scudetto numero 12. E' l'Inter di Bersellini, ma soprattutto l'Inter di Beccalossi e Altobelli. Poi più nulla per altri 9 anni, con Fraizzoli che intanto (gennaio 1984) lascia ad Ernesto Pellegrini.

 

Pellegrini porta a Milano per sette milardi Karl Heinz Rummenigge, ma che poi l'acquisto migliore lo fa nel 1986, quando per la panchina punta su Giovanni Trapattoni. Il tecnico che ha fatto grande la Juve, fa infatti grande anche l'Inter riportandola allo scudetto nel 1988/89. Non c'e' piu' Rummenigge, ma si parla tedesco lo stesso. E' infatti l'Inter di Matthaeus e Brehme, ma anche di Zenga, Bergomi, Serena, Berti, Diaz: fa 58 punti, record per i campionati a 18 squadre. Nel 1991 arriva la prima Coppa Uefa della storia nerazzurra, ma proprio qui si chiude l'era del Trap. E cominciano anni bui.

 

ECCO MASSIMO MORATTI, LA STORIA RICOMINIA

La gente vuole un altro Moratti, Massimo, il secondogenito di Angelo, e lui prende la società da Pellegrini il 18 febbraio 1995. Non andrà come ci si aspettava. Moratti cambia infatti allenatori e giocatori, spende miliardi, ma non vince niente.

 

Così nel 1997 decide di prendere il migliore, il Fenomeno: Ronaldo. In panchina c'e' Gigi Simoni, l'Inter va vicinissima allo scudetto. Lotta con la Juve, fino allo scontro diretto di Torino del 26 aprile 1998: quello del fallo di Iuliano su Ronaldo, del rigore non dato dall'arbitro Ceccarini. Ci si consola con la Coppa Uefa, vinta contro la Lazio: 3-0 al "Parco dei Principi" di Parigi con gol di Zamorano, Javier Zanetti, Ronaldo. E' il 6 maggio 1998. Sembra possa essere l'inizio di una stagione dei trionfi, comincia invece un altro periodo nerissimo.
Eppure Moratti spende ancora, compra, prende Baggio. Insomma non si arrende. L'Inter resta pero' un frullatore, che macina campioni e bidoni ma soprattutto allenatori. Non resiste nemmeno Marcello Lippi, il numero uno. Arriva nell'estate 1999, insieme a Vieri. Ronaldo e Vieri, sulla carta la coppia piu' bella del mondo. Sul campo, pero', insieme non si vedranno praticamente mai, perche' il Fenomeno si fa male una prima volta a novembre del 1999, rientra ad aprile dell'anno dopo e si fa male di nuovo: rottura del tendine rotuelo del ginocchio destro. Tornera' dopo mesi, tanti mesi.
QUANTI ALLENATORI...
Intanto Moratti ha gia' esonerato Lippi e preso Tardelli, mandato via Tardelli e preso Cuper. Argentino silenzioso e meticoloso, Cuper e' l'allenatore che ha portato il Valencia per ben due volte alla finale di Champions League. Al primo anno a Milano, grazie anche ai gol di Vieri e Ronaldo, al rientro dopo l'infortunio, porta l'Inter a 90 minuti dallo scudetto. Il mondo nerazzurro crolla pero' il 5 maggio 2002, all'Olimpico, contro la Lazio, in quella che restera' la domenica del grande pianto interista. La festa e' della Juve, all'Inter resta lo choc.
Ronaldo si consola col Brasile, vincendo i Mondiali in Corea e Giappone, poi dice che tra lui e Cuper uno e' di troppo e se ne va al Real Madrid. Moratti prende Crespo ma l'Inter continua a non vincere. Arriva in semifinale di Champions e va fuori dopo due pareggi col Milan. Cuper non arriva al termine della sua terza stagione nerazzurra, lo sostituisce strada facendo Alberto Zaccheroni.
(SEGUE) (Rop/ Dire) 11:13 07-03-08 NNNN
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<WC1>CALCIO. 100 ANNI DI INTER, LA STORIA NERAZZURRA -4- (DIRE) Milano, 7 mar. - Continua la storia dell'Inter: E POI ARRIVANO MANCINI E CALCIOPOLI...
Poi nel 2004 Moratti 'esonera' se stesso: lascia la presidenza a Giacinto Facchetti, resta come patron. In panchina pero' vuole a tutti i costi Roberto Mancini, che avrebbe voluto gia' come giocatore. In campo il nome nuovo e' quello di Adriano, l'Imperatore. L'Inter torna a vincere qualcosa nel 2005, ma e' solo la Coppa Italia. In Champions resta la delusione enorme di un'altra eliminazione col Milan e l'amarezza per il lancio di fumogeni che nella gara di ritorno colpisce Dida. Tre a zero a tavolino e Inter fuori dall'Europa con vergogna. In campionato intanto c'e' lo strapotere della Juve. Stagione 2005/06: l'Inter rivince la Coppa Italia ma lo scudetto va alla Juve. Ci va che e' appena scoppiata Calciopoli. Scandalo enorme, che ingoia Figc, arbitri, designatori e societa'. Ma non l'Inter, che ne esce pulita. La Juve di Moggi va addirittura in serie B, e si vede revocare gli ultimi due scudetti. Il secondo va all'Inter, che era arrivata terza dopo anche il Milan. Glielo assegna la Federazione a tavolino. Premio all'onesta' dira' Moratti. Con lo scudetto l'Inter si prende dalla Juve anche Ibrahimovic e Vieira.
La prima uscita ufficiale con lo scudetto sulle maglie e' esaltante: Supercoppa con la Roma, giallorossi avanti 3-0. Ma non e' finita. Vieira, Crespo e ancora Vieira portano la sfida ai supplementari, poi decide Figo: 4-3 Inter. E' l'ultimo regalo a Facchetti, che muore il 4 settembre 2006. Moratti torna presidente a novembre, intanto l'Inter diventa di nuovo Grande.
Rivince lo scudetto, stavolta sul campo, e per legittimare la vittoria in un campionato senza Juve (in B) e con Milan e Fiorentina penalizzate, lo fa stradominando. Il 15esimo e' infatti lo scudetto dei record: punti conquistati (97), vittorie consecutive (17), vittorie in una sola stagione (30), vittorie in trasferta (15), vittorie consecutive in trasferta (11), media inglese (+21). Stagione trionfale, ma con la macchia Champions.
L'Inter esce agli ottavi col Valencia, senza pero' perdere: pareggia 2-2 a Milano, si ferma allo 0-0 in Spagna. Poi rissa finale a rendere l'eliminazione ancora piu' amara. L'ultimo atto della stagione e' l'ennesima finale di Coppa Italia, ancora con la Roma. L'Inter sbaglia tutto all'andata, perde 6-2 e stavolta la coppa e' giallorossa. Giallorossa e' anche la Supercoppa, primo trofeo di questa stagione. Il resto e' cronaca. In campionato l'Inter parte piu' forte di tutti ed alla festa dei 100 anni e' prima in classifica, con 6 punti di vantaggio sulla Roma. In Champions, invece, deve rimontare il Liverpool per non andar fuori agli ottavi. Serve un'impresa, come quella del 1965.
Un'impresa da Grande Inter. Per i 100 anni dell'Internazionale.