{{IMG_SX}}Porta, fuorigioco, calcio d’angolo, rimessa in gioco, calcio di punizione, rigore, centro del campo, difensori, linea mediana, linea laterale, linea di fondo: quando sentiamo queste parole il pensiero dovrebbe andare a chi le inventate e trasmesse, Francesco Gabrielli, che diffuse il calcio in Italia ancor prima della nascita della Federcalcio.

 

Il giornalista Maurizio Romanato dedica un libro a questo personaggio di spessore, ma sconosciuto ai più: “Francesco Gabrielli (1857-1899). Le origini del calcio in Italia: dalla ginnastica allo sport” (Edizioni Antilia, pp. 405, 26 euro).

 

E’ l’omaggio a un grande ingiustamente dimenticato nella storia del calcio italiano in cui ebbe un ruolo fondamentale: era, alla fine del XIX secolo, tra i più grandi studiosi di educazione fisica e sport al pari di De Coubertin, Demeny, Schmidt, Di Schenkendorff, Koch, Mosso, primo italiano nel Cio, Pecile. I libri e gli scritti di Gabrielli si trovano tuttora in biblioteche di Germania, Danimarca, Svizzera, Austria, Francia.

 

L’autore ha svolto una ricerca complicata ed entusiasmante che l’ha portato in tutta Italia e in Germania per ricostruire la vita del maggior esponente del secondo canale d’ingresso del calcio in Italia, accanto a quello degli inglesi di Genova, ovvero quello che garantì la diffusione capillare nel nostro Paese della disciplina sportiva regina. Proprio nel calcio ginnastico che partì dal Nord Est, infatti, si affermarono società che diedero forza al movimento nazionale, come l’Udinese, il Milan e la Juventus.

 

Bolognese di nascita, arrivò a Rovigo nel 1876 e insegnò ginnastica per 23 anni negli istituti superiori del capoluogo polesano. Scrisse, nel 1895, il primo regolamento completo e il primo manuale di divulgazione legati al calcio per uso delle scuole e delle società. Gabrielli fu il primo autentico ‘tecnico’ del Soccer in Italia perché organizzò uno stage per insegnanti volto alla spiegazione e alla diffusione del football che fece di Rovigo (che oggi dedica lo stadio proprio a Gabrielli, ndr) una “piccola Coverciano”, nel 1894. Fu anche mente e anima del primo campionato italiano di calcio sotto l’egida della federazione ginnastica a Treviso (1896), vinto dall’Udinese in finale su Ferrara.

 

Anche 110 anni dopo, Gabrielli va ricordato per le sue idee nell’ambito del fair play, che suggeriscono quale fosse lo spirito che avvolgeva il calcio delle origini: nel suo regolamento, diede ai capitani la possibilità di interrompere il gioco, di valutare insieme all’arbitro il fallo o l’episodio contestato, di punire addirittura il proprio giocatore. Propose lui stesso di riconoscere all’arbitro la possibilità di assegnare la vittoria a una squadra in caso di pareggio sul campo tenendo conto della maggior correttezza durante lo svolgimento della partita.

 

Romanato ricostruisce, tassello dopo tassello e con numerosi documenti inediti, uno spaccato di storia dello sport attraverso la vita e i valori – morali, etici e pedagogici – di un uomo che diede un’impronta moderna e innovativa all’attività ginnica di fine Ottocento e il suo contributo alla diffusione e allo sviluppo del calcio in Italia arriva fino ai giorni nostri.

 

 

 

Maurizio Romanato, giornalista professionista, lavora a “Il Gazzettino” dal 1977. Ha scritto “Rovigo Calciostoria” nel 1989 e ha collaborato con “Il calcio veneto” di Gianni Brera, scrivendo nel 1997 il capitolo sul Rovigo.