Londra, 2 agosto 2012 - Semplice come bere un bicchiere d'acqua. Le nostre fate del fioretto hanno regalato una notte da streghe alle povere russe, che avevano commesso l'errore di arrivare in finale. Semplicemente, la finale non doveva essere disputata. Per manifesta superiorità di tre grandissime donne d'Italia.
 

Valentina Vezzali: mai nessuna come lei, cinque ori in cinque Olimpiadi consecutive, da Atlanta a Londra, passando per Sydney, Atene e Pechino. Elisa Di Francisca: doppietta aurea per l'erede (non gradita, ma fa niente, per stasera) della capitana indomita. La jesina-bis è stata impressionante, in ogni fase del torneo. Come se l'oro nell'individuale l'avesse liberata, per sempre, da inconfessabili complessi di inferiorità.
 

Arianna Errigo: vittima della Di Francisca nella prova singola, ha capito che doveva togliersi la scimmia di dosso, perché poi, alla fine, un trionfo olimpico ti appartiene, comunque e con chiunque sia stato ottenuto. E mettiamoci anche Ilaria Salvatori, la riserva promossa sul campo per allargare la festa. E' stato giusto, non era una mancanza di rispetto nei confronti delle ex sovietiche.

La Salvatori ha la sfortuna di essere nata fiorettista in un'epoca in cui in Italia si esibiscono le Tre Grazie. Lei è la settima della classifica mondiale, sarebbe cioè il capitano di quasi ogni altra nazionale. E con questa considerazione possiamo chiudere il discorso. Siamo un popolo di santi, poeti, navigatori e fiorettiste.

Leo Turrini