New York, 1 luglio 2011 - La Nba si ferma. Con un comunicato apparso sul sito della lega americana viene ufficializzato il lockout “fino a quando non sara’ raggiunto un nuovo accordo sul contratto collettivo” tra franchigie e giocatori. “Abbiamo bisogno di un modello sostenibile che consenta a tutte le 30 squadre di poter competere per il titolo, ricompensando correttamente i nostri giocatori e dando alle franchigie, se ben gestiti, l’opportunita’ di fare profitti - ha spiegato il vice commissioner della Nba, Adam Silver - abbiamo fatto diverse proposte al sindacato, compreso un accordo che prevedeva due miliardi di dollari da condividere ogni anno con i giocatori, una media di 5 milioni a giocatore”, ma da parte dei cestisti e’ arrivato il no.

“Il problema e’ che c’e’ che un divario tale in termini di numeri che non riusciamo a trovare una via per colmarlo”, ribatte Billy Hunter, capo del sindacato dei giocatori.

Le tre ore di riunione di ieri sera, dunque, non sono servite a trovare l’intesa sul contratto collettivo che scadeva il 30 giugno anche se, ha detto lo stesso Hunter, le parti dovrebbero incontrarsi nuovamente nelle prossime due o tre settimane. Ma la stampa americana non esclude uno scenario apocalittico: sospensione definitiva della stagione se non sara’ trovata un’intesa entro il 7 gennaio 2012, questa la data fissata dai club.

Dietro la serrata l’ultima annata che ha visto le franchigie chiudere con perdite per 300 milioni di dollari e solo 8 societa’ su 30 presentare un bilancio in positivo, ovvero quelle possono contare su un grosso giro d’affari come New York Knicks, Boston Celtics, Los Angeles Lakers, Chicago Bulls o Miami Heat.

Per frenare l’emorragia, le franchigie avevano chiesto ai giocatori una riduzione degli ingaggi del 30% proponendo un introduzione del salary cap a 65 milioni di dollari per squadra. In particolare il punto di scontro riguarda il sistema di distribuzione dei profitti: a fronte del 57% previsto dal contratto scaduto ieri notte, i club hanno proposto ai giocatori il 50 ricevendo una controproposta del 54,3, percentuale che pero’,secondo i proprietari avrebbe comportato per le franchigie perdite per 7 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Scattando il lock out viene cancellata la Summer League ma e’ a rischio anche la partecipazione ai tornei di qualificazione alle Olimpiadi.

Durante la serrata, inoltre, i giocatori non riceveranno alcun ingaggio e non potranno utilizzare le strutture delle squadre per allenarsi. Dall’altro lato i team non potranno trattare, ingaggiare o scambiare giocatori. I contratti sono quindi sospesi a tempo indeterminato come fu nella stagione 1998-1999: allora il blocco duro’ sei mesi e la regular season fu ridotta da 82 a 50 partite. Resta da vedere se i cestisti potranno o meno, durante la serrata Nba, venire a giocare in Europa in attesa che riparta il campionato statunitense.