Terni, 18 febbraio 2011 - La terra, il sudore, il sole, la musichetta dagli altoparlanti, le urla. Tutti gli ingredienti cari alle Serie minori, quel microcosmo fantastico che rendono unico il gioco del calcio. A Terni però il calcio non significava solo atmosfera. Veicolava, invece, la voglia di riscatto della provincia operaia. Il desiderio di emergere di una bella città conosciuta principalmente per le acciaierie e il lavoro.

E la Ternana di Viciani, che giocò in Serie A nella magnifica stagione 72-73, fece sognare una comunità intera. Magie e speranze di quegli anni sono raccontati in nel libro 'Il gioco è bello quando è corto' (Intermedia edizioni, 215 pagine, 12 euro), del giornalista Gian Luca Diamanti, ternano doc e testimone diretto di ciò che successe attorno alla figura del vulcanico. “Ricordare è una cosa fondamentale – racconta Diamanti -. Lo dovevo alla mia città. Ho raccontato la mia esperienza, ma mi sono fatto trasportare molto dalle emozionei Nostalgia, passione, anima della città: nel mio libro ho voluto mettere tutto”.

Il libro, con precisione incredibile, racconta con l'asciutto e vitale stile della cronaca la cavalcata delle fere rossoverdi. Si parte idealmente dal 3 ottobre 1971, quando la Ternana del presidente Creonti batte al Libero Liberati la Lazio. Inizia una cavalcata senza fine: i rossoverdi vincono il campionato proprio davanti ai biancocelesti. Poi la Serie A, soprattutto grazie al 'libretto rossoverde' di Viciani. Gioco corto (“se ce l'hai tu, la palla non ce l'hanno gli altri. E alla lunga fai gol”), ispirazione dal basket (“il possesso l'hanno inventato loro”), eresia dei lanci lunghi, citazioni da Pirandello e Camus. Ma soprattutto la squadra come un corpo solo. “Si – spiega l'autore -, la città si era completamente identificata con la squadra. La mentalità rivoluzionaria di un allenatore come Viciani interpretava il sentimento di una comunità. In Serie A ci arrivammo sospinti dalla passione”.

Ma che cosa aveva quel calcio che oggi non c'è più? “I personaggi, aveva i personaggi. Una volta c'erano le storie da raccontare. Erano legate a uomini di una profondità pazzesca. Le storie andavano oltre il calcio, ti portavano in un'altra dimensione. Oggi invece tutto questo non c'è più. Ci sono giocatori stereotipati, già pronti per andare in televisione. E' finito il coinvolgimento di una volta. Quella Ternana aveva qualcosa da dire, da trasmettere. Oggi la stessa Ternana è omologata. Terni non è più la stessa: altri interessi rispetto a 40 anni fa, la città è cambiata moltissimo. E Viciani vive solo nei ricordi”.

A proposito di splendide memorie. Nel tuo libro c'è un capitolo che si chiama 'Il pareggio più bello del mondo'. Palpita come un cuore. Ternano, ovviamente. “Si – spiega Diamanti -, il mitico pareggio contro il Milan, a Terni. Quella fu la prima di tante partite memorabili. E' vero, la Ternana arrivò ultima e il sogno finì. Ma per noi, allora, il risultato era secondario. Vedendo giocare i ragazzi alla grande contro il Milan ci sentimmo liberi, ci sembrò che tutto fosse possibile. E io c'ero. Saremo grandi anche contro l'Inter, malgrado la sconfitta. Ma il gioco corto di Viciani stava facendo scuola”. E Diamanti, tifoso sfegatato della Ternana, ora cosa fa? “Seguo soprattutto il rugby, da giornalista sportivo. Trovo sia uno sport fantastico. E trovo che ora rappresenti ciò che era il calcio tanti anni fa. Le storie, i personaggi, il rispetto. Il rugby di oggi è il calcio di 40 anni fa. Perciò voglio raccontarlo in prima persona. Della Ternana mi rimane il ricordo indelebile di un allunaggio storico”.

Concludiamo con una citazione dal 'libretto rossoverde' di Viciani: “Due giorni dopo la partita nessuno si ricorda più di come la squadra ha giocato. Rimane solo il risultato, che fa testo”.