Pavia, 7 novembre 2011 - Sono passati esattamente 100 anni, giorno più giorno meno, da quel 3 novembre del 1911. Il 'nuovo gioco' doveva esistere anche a Pavia. E per iniziativa dei 3 baldi giovanotti Achille Pecci, Emilio Piatti e Giovanni Ferrari, all'interno di una saletta del Caffè Roma, in via XX Settembre, vide la luce il Pavia F.B.C., prima espressione di società di calcio della città. Cento anni di vittorie e soddisfazioni sono state celebrate, nel 2011, nella suggestiva cornice del teatro Fraschini. Tifosi, giocatori, vecchie glorie, dirigenti, istituzioni ed ex amministratori si sono dati appuntamento il 1 novembre per festeggiare l'importante compleanno del club.

 

“E' stata una serata bellissima, piena di emozioni – ci racconta Alessandro Zanchi, amministratore delegato del Pavia Calcio -. Con i tifosi e tutte le persone che hanno dato una mano al calcio in città abbiamo ripercorso 100 anni di passione. L'evento è riuscito, il teatro era pieno, la vicinanza della cittadinanza incredibile. La serata è culminata con la premiazione degli 11 presidenti dei 100 anni di storia del Pavia. Un modo secondo noi significativo di celebrare le tappe di una fantastica avventura”.

 

Ma è stata l'unica occasione in cui sono stati celebrati i 100 anni della società?
“Assolutamente no. Abbiamo cominciato a metà ottobre con la partita tra le vecchie glorie della squadra (tra le quali il tecnico del Milan Massimiliano Allegri). Poi, alla presenza delle autorità della città nella bellissima serata del Fraschini, abbiamo presentato il libro del Centenario. Insomma, abbiamo onorato alla grande la ricorrenza”.

 

Il pubblico anche quest'anno sembra essere l'arma in più. Com'è il rapporto tra piazza e squadra?
“Un buon rapporto. Non facciamo numeri stratosferici, ma c'è sempre un buon seguito. Il pubblico ci segue con interesse, tutta la zona del pavese ci sostiene. Ovviamente in questo periodo, ovvero con i risultati che scarseggiano, il seguito è un po' calato. Non c'è niente da fare: nel calcio i risultati sono fondamentali. Stiamo lavorando per migliorarli”.

 

Lavorate anche con le scuole?
“Si, cerchiamo sempre la collaborazione degli istituti per portare in giro la nostra idea di calcio. Il progetto Pavia piace”.

 

I valori sono nel vostro Dna.
“Noi sposiamo in toto il progetto della Lega Pro. Vogliamo trasmettere ai ragazzi i valori della lealtà dell'onestà, dell'etica sportiva. Il nostro settore giovanile è improntato su questi pilastri”.

 

Qual è la situazione delle vostre giovanili?
“Ottima direi. La Berretti è piena a punteggio pieno e altre categoria stanno ben figurando. Ci teniamo molto, il settore giovanile lo stiamo curando con particolare interesse da 2-3 anni, da quando si è insediata la nuova proprietà. Prendiamo ragazzi dal nostro territorio, in particolare dal Pavese e dall'Oltrepo pavese. Cerchiamo di crescere i ragazzi in un ambiente sano, lontano da beffarde illusioni. Da noi si lavora e si lavora bene”.

 

Avete delle strutture all'avanguardia.
“Esattamente. Il centro sportivo, all'interno del quale c'è anche lo stadio Fortunati, si chiama Cittadella Azzurra e si compone di un campo a 11 in prato e di due campi a 7 in sintetico. Le nostre strutture permettono ai ragazzi di allenarsi al meglio. Abbiamo tanti istruttori validi che hanno molta pazienza, oltre alla competenza. Doti fondamentali per lavorare con i ragazzi”.

 

Il progetto Pavia è giovane: state programmando a lungo termine oppure puntate a fare bene da subito?
“Da due anni, con Pierlorenzo Zanchi presidente, abbiamo cambiato totalmente pelle al Pavia. Abbiamo ricreato le basi per qualcosa di importante. Crediamo in una gestione oculata che faccia perno su tre aspetti fondamentali. Il primo, come detto, sono i giovani: da loro passa il nostro futuro. Il secondo è la qualità della rosa: ai giovani intendiamo miscelare la giusta dose di forza ed esperienza. Per ora vogliamo rimanere in Prima Divisione, ma intendiamo farlo a testa alta. Il terzo sono le strutture: vogliamo ingrandire lo stadio (per ora circa 5 mila posti, tutti coperti). Potenzieremo le strutture. Ecco, prima facciamo maturare questo processo, poi pensiamo al salto di categoria. Senza fretta: per ora è importante mantenere i piedi per terra e figurare bene in Prima Divisione. Ci vogliono programmazione e oculatezza: col passo più lungo della gamba non si va lontano. Buttare milioni senza programmazione: la strada migliore per mandare a gamba all'aria una società. Non è assolutamente un nostro obiettivo, anzi”.

 

Nel Pavia giocano tantissimi ragazzi di qualità. E due titolari vengono dal vostro settore giovanile.
“Si, i fratelli D'Errico si stanno imponendo in prima squadra e noi siamo orgogliosi di questo. Da segnalare ci sono poi il portiere Facchin, l'attaccante Marchi, i talentuosi Rodriguez e Falco. Tutti bravi ragazzi, tutti piedi buoni. Per noi è una strada obligata che percorriamo con piacere: dai giovani passa il futuro del Pavia”