Milano, 25 febbraio 2012 - Non vince nessuno, perdono tutti. Tra Milan e Juventus vien fuori un pareggio vergognoso per molti aspetti, molti comportamenti, molti errori.

A cominciare da quello dell’arbitro Tagliavento ben assistito da Romagnoli, una coppia d’assi, che non hanno visto un gol di Muntari. La palla era dentro di almeno ottanta centimetri e qui nessuno parli di moviola o tecnologia, siamo in presenza di qualcosa di incredibilmente clamoroso che coinvolge anche il quarto uomo che avrebbe dovuto segnalare l’errore all’arbitro.

Niente di niente è stato fatto se non falsare una partita che probabilmente avrebbe preso un altro corso. Quel gol avrebbe portato il Milan sul due a zero nel suo momento migliore esponendo la Juve all’unica arma rischiosissima del contropiede. Ma poi si è visto (e solo l’arbitro non ha visto) anche un bel pugno di Mexes a Borriello e un altro gol questa volta non convalidato a Matri dallo stesso assistente Romagnoli per un fuorigioco inesistente.

La Juventus ha pareggiato lo stesso, ma a quel punto era un’altra partita. Un’altra storia. Nel finale i giocatori non si sono risparmiati nulla sotto gli occhi dell’arbitro. Negli spogliatoi e in tribuna i dirigenti si sono detti di tutto e di più: questa partita è lo specchio di un calcio allo sbando, senza guida, senza etica, senza regole uguali per tutti.

Se poi vogliamo parlare di pallone, il Milan ha giocato meglio. Molto meglio. Grande ritmo, grande aggressività, come se l’assenza di Ibra sia riuscita a dare una consapevolezza di squadra che il Milan non aveva. La Juve, invece, ha sbagliato molto. Conte compreso. Il 3-5-2 non era il modulo giusto, Borriello e Quagliarella la coppia sbagliata. I bianconeri sono dentro un campionato strepitoso, ma hanno perso energie e da un mese stanno pagando. Restano intatte la grinta e la volontà che hanno portato al pareggio nel finale. E porteranno la Juve fino in fondo. La corsa è aperta e incerta, lo scudetto in bilico.