Firenza, 28 marzo 2012 - "Con Maradona non c’è mai un’ultima partita, sempre una penultima", dice di se stesso, quando parla in terza persona. E’ successo tante volte, e non solo in campo, di vederlo tornare, riapparire, riafforare. Dopo un infortunio, una lite, una baruffa, un collasso, perfino un infarto. Per i napoletani, Maradona non è mai partito. "Torni quando vuole, la città ora lo aspetta a braccia aperte", gli riconsegna in pratica, in queste ore, le chiavi della città il sindaco De Magistris.

Il copione è sempre lo stesso: il popolo è con Diego, e ammettiamo che in questo caso de Magistris sia il capo-popolo, il potere contro. E l’autorità, in questo caso, è rappresentata dal peggior incubo di molti italiani: Equitalia. E’ la nuova partita di Maradona, quella contro il fisco italiano. Da anni inseguito come evasore, Diego ha un debito di tasse non pagate di 40 milioni. E ora vuole tornare, il 5 aprile, per chiarire direttamente con Equitalia la sua posizione. Che è sempre la stessa: all’epoca avevo 25 anni, non sono un evasore, è stata tutta colpa di Ferlaino, il suo grande nemico. Ma a ruolo, risulta il nome di Maradona. E allora? "Il fisco deve essere più umano", e non c’è dubbio che Maradona, anche nei suoi commenti, sappia farsi ascoltare. Vorrebbe fare il Masaniello contro Equitalia, magari anche con ottime ragioni, ma ora deve dimostrarle. E' il suo dribbling più difficile.

In tempi come questi, sfidare Equitalia può essere popolare, non altrettanto non pagare il dovuto, o quanto viene richiesto. Se Maradona ritiene di essere nel giusto, ha il diritto di presentare il suo ricorso, ma questa volta rischia, a tornare in Italia. Perchè il fisco dovrebbe essere più umano, certo, ma a cominciare dai precari, dai disoccupati, dai pensionati a mille euro al mese, e non dal contribuente Maradona, con tutto il rispetto per il campione.