Milano, 28 aprile 2012 - "TERZA STELLA? Non provateci. Sarebbe un affronto, una provocazione". È quello che Massimo Moratti vorrebbe dire, a muso duro, in faccia alla dirigenza juventina. Ma diplomazia vuole, anche nelle più incresciose distrette, che le parole si usino con freno e frizione. Così, all’uscita dall’assemblea degli azionisti Saras, il patron nerazzurro scala qualche marcia dalla polemica in presa diretta e a denti piuttosto stretti argomenta:

«Vediamo se la Figc accetta la provocazione... a quel punto liberi tutti... è questione di buon senso. è una cosa che ha poca logica, per il momento, ripeto, mi sembra solo una provocazione». Ma in serata la Figc ha rassicurato in un certo senso Moratti: «La Federazione farà rispettare le regole — ha promesso il presidente federale Giancarlo Abete —. Il campionato è aperto e non è corretto né opportuno che questo problema sia oggetto di riflessione ora. Nessuno ha posto il problema e vedremo se sarà posto. Se ci sarà fatta una domanda, risponderemo. La federazione è comunque attenta al sistema delle regole».

IN CUOR SUO Moratti scaglierebbe saette agli illustri antagonisti: è l’ennesimo atto di ostilità tra i due club, un conflitto ora caldo ora freddo deflagrato sei anni fa con il vento pestilente di Calciopoli, nel turbine di due scudetti revocati ai bianconeri e di uno riassegnato a tavolino all’Inter. Contro il quale la Juve non si è mai rassegnata, armandosi e partendo con ricorsi reiterati. La labilità del famoso tavolo della pace, apparechiato e subito sparecchiato tra i potentati del calcio (rigido mantenimento delle posizioni, con i generali sulle rispettive colline a guatarsi col cannocchiale) è servito a stemperare i toni assai meno del buon senso. Insomma, l’idea che la Signora possa autofregiarsi della terza stella in caso di coinquista del tricolore 2011/2012, suona — all’Inter — come una provocazione intollerabile.

 Perché un tale atto arbitrario, unilaterale — parliamo sempre di calcio, ma la terminologia che ci viene da usare è presa a prestito dalla politica estera di un vecchio consolato in feluca e mustacchi — autolegittimerebbe proprio quei due scudetti revocati. E pensare che la terza stella, in tempi non sospetti, era il senile orizzonte di Gianni Agnelli: nei suoi giorni migliori, ancora in punta d’ironia, l’Avvocato aveva lanciato a Inter e Milan il guanto di una sfida sorridente ma mica poi tanto: «Faremo prima noi a conquistare la terza stella o voi la seconda?». Per il nipote Andrea Agnelli il triplice astro dei trenta scudetti sarebbe un giovanile punto di ripartenza. «La terza stella? Che se la mettano pure — aveva commentato con noncuranza Javier Zanetti —, contenti loro». Aspettando d vedere come andrà a finire. O a cominciare.

di Claudio Negri