Roma, 16 maggio 2012 - La Cina chiama e Marcello Lippi risponde: sì. Il campione mondiale a Berlino, era il 2006, non ha resistito al richiamo dei soldi (12 milioni di euro netti, si dice, per due anni e mezzo di lavoro) e ha deciso di andare a chiudere la sua splendida carriera dall'altra parte del mondo, nella squadra di Canton: il Guangzhou, anno di fondazione 1954, la squadra delle "Tigri di fuoco".

Un nome che non dice nulla a noi europei, ma che dalle parti della Muraglia dev'essere molto popolare, se è vero che questo club parteciperà alla Champions League d'Asia.

Dal mare di Viareggio a quello di Canton, il salto è comunque lunghissimo da qualunque lato lo si voglia guardare. Lippi era a casa da due anni, aveva nostalgia del campo e un'esperienza così affascinante certamente gli farà restare intatta, a 64 anni compiuti, quella grinta che il tempo - e un po' d'ozio - non ha mai scalfito.

Indubbiamente, l'aspetto economico in casi come questo fa la differenza: la squadra delle Tigri è un ramo d'azienda, diciamo così, della più grande casa farmaceutica cinese e dunque in trattative di questa portata non si sta certo a guardare il milione in più o in meno.

La Cina è ormai una potenza con cui il mondo deve fare i conti in tutti i campi, e il pallone non sfugge a questa sfida. Lippi ha tutte le carte in regola per esportare l'immagine vincente dell'Italia in un paese con il quale abbiamo un dannato bisogno di fare affari. E allora: in bocca a lupo, Marcello. Sperando che ripeta i recenti successi all'estero dei suoi illustri precedessori: da Capello a Mancini, da Ancelotti a Spalletti.

Luca Frati