Varsavia, 29 giugno 2012 – La cosa più bella è stata vederlo esultare. Perché in quella gioia sfrenata Mario Balotelli ha mostrato la sua carta d'identità. Ventuno anni portati tra mille difficoltà, tra varie responsabilità, da uno che si è visto arrivare in un colpo soldi e popolarità ma, infondo, dietro la corazza che di solito mostra, c'è nascosto un ragazzo che sa commuoversi.

Non è stata facile la vita di Super Mario, e qui sarebbe stupido cadere nella trappola di accusarlo solo perché si è arricchito correndo dietro a un pallone. No, non è stata facile, perché in quell'ospedale di Brescia è stato abbandonato lui. Non può ricordarlo Mario, ma lì era solo, con i suoi genitori naturali che lo avevano abbandonato dopo averlo messo al mondo a Palermo.

E allora si capisce la sua gioia, la carica che gli hanno dato la mamma, i famigliari e gli amici seduti in tribuna a Varsavia, a tifarlo, a trasmettergli la loro gioia. Della famiglia Balotelli ieri c'era la mamma, che Mario ha abbracciato a fine partita, mentre il padre sarà a Kiev per la finale. Sono loro i veri genitori di Super Mario, quella coppia di Concesio che lo ha cresciuto insieme ad altri tre figli dopo che il tribunale dei minori ne ha disposto l'affidamento nel 1993.

Non è stata facile nemmeno quando è cresciuto la vita di Mario, insultato nel paese dove è nato e cresciuto per via del suo colore della pelle. Provateci voi a giocare mentre si levano impietosi bu razzisti e ti tirano banane in mezzo al campo.

Mario ha incontrato tanti papà per strada, alcuni poco comprensivi, come Mourinho che ha perso la pazienza quando lo allenava all'Inter, altri più affettuosi, come Mancini: anche lui qualche volta ha perso le staffe quando Balo mostrava la sua immaturità, ma ha capito subito le sue potenzialità. Sì, forse proprio il Mancio lo ha fatto diventare il fuoriclasse che è ora.

Un fuoriclasse nascosto dietro un ragazzino di 21 anni, capace di farsi espellere per stupidaggini e di decidere le partite da solo come contro la Germania. Balotelli è così, da un eccesso passa all'altro, e forse lo hanno capito bene i tifosi del Manchester City quando gli cantano: “Oh Balotelli, è un attaccante, è bravo a freccette. Ha un’allergia all’erba, ma quando gioca è un fottuto fuoriclasse. Va in giro per Moss Side con un portafoglio pieno di soldi”.

In poche righe c'è tutto di Super Mario, il ragazzino che dà fuoco alla sua camera e che tira freccette dalla finestra, all'uomo che mette in campo gli occhi di tigre e si trasforma.

La stampa spagnola lo ha già definito “L'incredibile Hulk azzurro”: è difficile dargli torto, perché se Mario si trasforma non ce n'è per nessuno. Spagna avvisata.

Flavio Nardini