Coverciano, 7 settembre 2012 - "Ora siamo noi la squadra da battere". Ha le idee chiare il ct degli azzurri, Cesare Prandelli, alla vigilia della sfida di Sofia contro la Bulgaria.

L'avventura dell'Italia verso Brasile 2014 inizia con un imperativo: dimenticare il passato, e soprattutto quella sconfitta di poco più di due mesi fa agli Europei contro la Spagna. 

"Ai miei giocatori ho fatto esattamente il discorso di due anni fa - dice il ct -, quando cominciammo un altro ciclo. Non ho parlato per nulla di quel che abbiamo fatto a giugno: è un'eredità da non cancellare, ma che non ci servirà a nulla se non ricominceremo con la stessa generosità''.
 

Il primo test è domani contro la Bulgaria priva di Berbatov (mister no anche per le telefonate del suo ct, oltre che per quelle di Fiorentina e Juve), in un girone definito da Prandelli ''il più difficile'' tra quelli europei verso Brasile
2014.

Esagerazione mediatica per scuotere la squadra, e allontanare il rischio di accomodarsi sul bell'Europeo. Ma anche un pizzico di sano realismo: tra Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca e tradizionali lentezze azzurre a carburare, non c'è nulla di scontato nel raggruppamento.
 

L'Italia nuova riparte allora da Sofia con uno spirito giovane e tanta Juve, ma assomiglia parecchio a quella del recente passato. Va bene i baby talenti proposti dal campionato, ma per lanciare i Verratti e i Destro subito in campo è ancora presto. Sette juventini nella squadra titolare, una difesa a tre che ricalca le consuetudini della squadra campione d'Italia (anche a costo di riciclare la riserva bianconera Giaccherini), e poi un'ossatura generale molto in linea con quella degli Europei.

Solo Osvaldo, degli undici domani in campo, non c'era nel gruppo che portò l'Italia in finale a Kiev. ''Ho puntato sin dal primo giorno di ritiro su lui e Giovinco, hanno una grande forma fisica'', spiega il ct, che rivendica le sue scelte: ''Dite che questa è un'ItalJuve? Rendo merito a Conte, e però rivendico che certe convocazioni le ho fatte prima che arrivasse lui, e sono stato anche criticato. Ad esempio Giovinco''.

Ovvero il numero 10 del futuro, cui un anno fa Prandelli fece complimenti sperticati (''i piccoli uomini sono quelli che scalano le montagne'') e ora affida lo scrigno della fantasia. ''Ha preso quella maglia - dice riferendosi al numero tondo che è stato di Rivera, Baggio o Totti -. Il numero per me non conta molto, per i giocatori sì. L'importante è che lui sia sempre nel vivo dell'azione''.
 

Prandelli va poi sul concreto: ''La parola chiave è qualificazione: tutti danno per scontato che sia facile. E invece domani troveremo un ambiente particolarmente caldo''. Quattro anni fa lo fu anche per la presenza degli Ultrà Italia che sfilarono per le vie di Sofia al canto di 'faccetta nera', stavolta la situazione sembra sotto controllo (''da questo punto di vista, sono sereno''). Semmai, giura Prandelli, c'è da temere una ''Bulgaria rinnovata, che gioca un 4-3-3 molto aggressivo, con Popov uomo più pericoloso''.