I morti sono sacri. Non si toccano. Non si oltraggiano. Si rispettano e basta. Dopo l’Heysel, Scirea, Facchetti, ecco Superga, l’ennesimo episodio di maleducazione e malcostume andato in scena in uno stadio italiano. “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto”. Il riferimento all’incidente aereo del 1949 è lapalissiano. Questo era scritto su un lenzuolo comparso per pochi secondi durante il derby della Mole in uno spicchio del secondo anello della curva Scirea.

La signora Mariella, moglie di Gaetano, a cui pochi giorni è stata intitolata la via dello Juventus Stadium, è avvilita, arrabbiata e medita seriamente se sia logico che quella curva porti ancora il nome del marito. Gli sfottò e la goliardia sono un’altra cosa. “E’ un fatto grave che purtroppo è già accaduto, sono in corso accertamenti per sapere chi ha esposto lo striscione e per capire come è entrato”. Parola di Roberto Massucci, portavoce dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Insomma, non è mai troppo tardi.

Eppure non è la prima volta. Anzi. Il 25 settembre scorso, a Firenze, allo stadio Franchi, quando di scena c’erano i bianconeri, una parte della curva Fiesole oltraggiò la memoria delle vittime dell’Heysel, ma il giudice sportivo non prese in considerazione il fatto. Invece per lo stesso motivo andò peggio all’Inter, costretta a pagare una multa di 20 mila euro a fine ottobre del 2011. Solo una settimana fa la curva del Milan offese pesantemente Pessotto: risultato 4 mila euro di ammenda. La Juventus è arrabbiata per lo striscione apparso nel suo stadio contro le vittime di Superga, ma non ha commentato.

In corso Galileo Ferraris stanno facendo la conta dei danni, perché il settore ospiti dove erano sistemati i tifosi granata è stato letteralmente distrutto. Si parla di decine di migliaia di euro: oltre 200 seggiolini divelti, bagni fasciati, porte antincendio e vetri anti-sfondamento spaccati. Appunto il calcio, i valori dello sport e il tifo sano sono un’altra cosa. Ma chi offende i morti e la loro memoria in uno stadio non dovrebbe metterci più piede.

di Luca Pasquaretta