Milano, 9 gennaio 2013 - Una tempesta di contraddizioni, di diversi modi di vedere il calcio. Da una parte Silvio Berlusconi, dall’altra Massimiliano Allegri. Le verità notturne (nel Lunedì di rigore di Antenna Tre) del primo hanno di fatto delegittimato il secondo, il padrone ha scaricato un suo dipendente. E il giorno dopo la risposta gelida del Cavaliere a chi gli chiedeva se Allegri sarebbe stato sulla panchina milanista anche la prossima stagione («un presidente dovrebbe sempre dire la verità, altra domanda prego...»), è arrivata la replica gelida del livornese: «Ho un contratto fino al 2014 e intendo rispettarlo».

Come dire: io da qui non me ne vado, se volete cacciatemi. Pronta controreplica di Berlusconi: «Il destino di Allegri? Dipende dai risultati». Il braccio di ferro è solo all’inizio, presidente e allenatore la pensano in maniera diversa su molte cose: su Balotelli (per Berlusconi «mela marcia che potrebbe infettare lo spogliatoio», per Allegri «un patrimonio del nostro calcio») ma anche su Pirlo («ferita aperta nel mio cuore, è andato via perché non in sintonia con l’allenatore», rivela il patron mentre il tecnico ricorda che «il presidente conosceva perfettamente le vicende dello spogliatoio».

Max è imbufalito, ma recita bene la parte di Pinocchio: «Io e il presidente siamo in sintonia su tutto». Appuntamento alla prossima verità. O alla prossima bugia. Dipende dai punti di vista.

di Giulio Mola