Milano, 22 maggio 2013 - Andrea Stramaccioni è un allenatore esonerato ma nessuno, all’Inter, ha avuto il coraggio di dirglielo. Lui, però, lo ha capito già da qualche giorno (la cena di sabato sera ad Appiano con Moratti alla vigilia dell’inutile match con l’Udinese) e ne ha avuto conferma lunedì a Coverciano, mentre si trovava al master per allenatori; al punto che ieri mattina, dopo aver parlato col suo mentore Ulivieri, ha disertato la lezione ed è tornato velocemente a Milano, sperando di avere chiarimenti dal suo presidente. M

oratti, invece, non ha ancora messo il punto e a capo. Dopo tre giorni di blackout è riapparso sulla scena, si è ripresentato in ufficio e ha comunicato pochi ma significativi pensieri da cui si capisce ben chiaro che le già deboli e vacillanti certezze si sono oramai sbriciolate come grissini. Perché se fino a pochi giorni fa diceva di «non avere dubbi su Stramaccioni», ieri il patron ha ammesso di essere nel pieno di una riflessione sul tecnico e di «cosa fare per il bene dell’Inter».

E che Moratti fosse imbarazzato lo si è capito subito: «Non mi piace dire che un’era è finita, stiamo facendo un riassunto degli ultimi accadimenti. Cambiare idea sul tecnico? Non è che ho cambiato idea è che sto facendo riflessioni nell’interesse dell’Inter. Non ho parlato nè con Stramaccioni nè con altri. La riflessione sarà lunga».

In realtà da valutare c’è solo la tempistica di due diverse comunicazioni: l’esonero dell’attuale tecnico (che ha ancora due anni di contratto, 1,2 milioni in questa stagione e 1,5 la prossima) e l’ingaggio del nuovo allenatore (triennale da 3,5 milioni). Ma il primo tifoso nerazzurro fa ancora melina, dispensando pillole agrodolci: «Da una parte c’è il talento di Stramaccioni, dall’altra la situazione attuale. Sto ragionando su quale sia la scelta migliore. Mazzarri? Gli allenatori sono tutti bravi, poi devono lavorare all’Inter, che è una cosa diversa». Il depistaggio ci sta, anche perché sarebbe inelegante annunciare il nuovo mister subito dopo aver sollevato dall’incarico il suo predecessore. E poi c’è stata quella telefonata dell’ex pupillo Mancini, gradita ma forse tardiva, a “distrarre” il presidente. Con Mazzarri però siamo ormai ai dettagli (cinque, forse sei i “fedelissimi” dello staff tecnico che lo seguiranno, vorrebbe portare dal Napoli almeno Zuniga e conta di rilanciare Cambiasso, Guarin e Juan Jesus), e l’imminente ingresso nel club dei nuovi soci potrebbe accelerare i tempi della firma (prevista domani o venerdì).

Nel frattempo si cercherà una nuova sistemazione a Stramaccioni e l’accordo per la buonuscita: c’è l’Under 21 che Mangia potrebbe lasciare (ma c’è la concorrenza di Di Biagio), oppure la panchina di Parma o Chievo nel caso in cui Donadoni e Corini decidessero di cambiare aria. Non solo: resta incerto il futuro di Beppe Baresi e soprattutto di Marco Branca. Quest’ultimo sa di essere in discussione perché non meno colpevole dell’allenatore dopo la disastrosa stagione, ma portare anche Bigon a Milano è difficile. Più semplice riprendersi Oriali o Leonardo. Basta solo attendere.

 

di Giulio Mola