Milano, 22 luglio 2013 - Come se dipendesse solo dalla luna, tutti attendono la marea entrante di Keisuke Honda: Adriano Galliani, al Forte, s’è all’uopo rimesso la calottina delle grandi occasioni: nel miglior esito della giornata, il giocatore sarà del Diavolo da subito, e buon lavoro. Perché oggi alla Moscova il divario tra la domanda del Cska (4 milioni) e l’offerta del Milan (1,5) per il trequartista platinato potrebbe colmarsi mercé superno intervento di uno sponsor che per ora — oh bella — non si fa pubblicità. Il gran Condé è così ferrato e bravo in questa materia più impalpabile dei sogni, da far passare l’avvento di Honda (ora o a gennaio) come la brillante acquisizione del top player che Keisuke non è.

Il resto del mercato rossonero sembra stallato. No vendy no compry, come cantilena l’Adriano. Robinho è rimasto in casa madre, prendendo anzi il velo del rigenerato; Boateng piace ai turchi ma finora non è andato più in là di Lepanto e per giunta in gita; El Shaarawy è stato tolto da ogni tentazione (artrui). Già, ma proprio il Faraone — la vita è ben strana — potrebbe alla fine tornare in ballo, alla faccia di ogni contratto rinnovato e di ogni ritocco salariale. Un discorso folle, forse, ma non del tutto.

In fondo a questo lungo corridoio estivo, nel suk dei milioni di cucuzz-euro, Stefanello sarebbe dunque il sommo sacrificio rossonero per tener almeno botta con un top player allo strapotere juventino? Galliani respingerà quasi con sdegno questa ipotesi o paradosso che dir si voglia. Giusto l’altro giorno il Condé, alla Versiliana, parlava delle grandi lusinghe ricevute dal Faraone nel tempo in cui è stato esposto in vetrina a scopo dimostrativo: «L’Anzhi l’avrebbe pagato 35 milioni, offrendo a El Shaarawy uno stagionale di 7 milioni». Come a dire (e a celiare: tra i bonus ci sarebbe stata anche l’auto nuova di imprecisata cilindrata e il posto macchina al coperto...) che se solo il Milan avesse voluto, avrebbe adesso in tasca molte cucuzze in più per sbloccare il mercato. Ma siccome i soldi non fanno la felicità — specialmente quelli che non girano nelle nostre tasche — il Faraone resta dov’è. Per sempre. O per ora: il 2 settembre è lontano.

 

di Claudio Negri