Torino, 3 ottobre 2013 - Una quasi sconfitta, trasformata per pochi istanti in una quasi vittoria e diventato al fischio finale un pareggio che fa più felice il Galatasaray di Mancini lasciando l'amaro in bocca a Conte. La Juventus non va oltre il 2-2 in casa contro i turchi dell'eterno Drogba, autore del vantaggio dei suoi e di una gara da centravanti intramontabile. 

Per i bianconeri, al secondo pareggio consecutivo in questa Champions dopo quello di Copenaghen, il cammino verso gli ottavi di finale si fa in salita. Niente di definitivo, ma con il Real che scappa via, il risultato di Torino pone in vantaggio la squadra di Mancini in ottica secondo posto. Anche sotto il profilo psicologico, con la Juve raggiunta dopo che con molta fatica era riuscita a far pendere dalla sua parte il match grazie ai gol Vidal e Quagliarella, prima della doccia finale fredda di Bulut.

Nonostante un solo allenamento alle spalle, Mancini cambia faccia al Galatasaray passando dal 4-4-2 di Terim a un più accorto 4-2-3-1. Al di là di numeri e schemi, i turchi iniziano guardinghi la partita e la Juventus fatica a trovare spazi, affidandosi spesso a lanci lunghi che non impensieriscono la linea a quattro che fa da guardia alla porta di Muslera.

Le difficoltà dei bianconeri, con Pogba confermato titolare e Marchisio relegato in panchina per tutta la gara, nascono dalla fase di impostazione della manovra: Snejder è incollato a Pirlo sacarificando la fase di costruzione, mentre Felipe Melo (fischiato dai suoi ex tifosi ma tra i migliori del Gala) ringhia con veemenza sulle caviglie del redivivo Tevez e Vucinic, con Vidal e Pogba girano a vuoto. Così, dopo 20 minuti sonnolenti, la prima conclusione della partita è di Drogba, che chiama Buffon alla respinta di piede dopo un ottimo pallone recuperato sulla trequarti dal solito Melo.

Le cose per la Juventus migliorano quando Vucinic si fa male e Conte getta nella mischia Quagliarella (nella stessa azione si fa male anche Kaya). L'attaccante napoletano, finirà per essere tra i migliori, prova subito la girata di testa e dopo pochi minuti reclama un rigore per una trattenuta che sembra esserci.

La scintilla però non accende la Juve e il Galatasaray colpisce a sorpresa: Bonucci si esibisce in un maldestro tentativo di retropassaggio sul quale si fionda Drogba. L'ivoriano anticipa in uscita Buffon e firma il terzo gol della sua carriera alla Juventus gelando lo Stadium. I bianconeri provano a reagire: Tevez si sbatte come un leone, ma Muslera non deve fare gli straordinari per tenere inviolata la propria porta nel primo tempo.

La Juve cambia passo nella ripresa, ma i suoi attacchi vivono più di iniziative personali che di un gioco corale: ci provano dalla distanza un po' tutti, compreso Isla, subentrato nell'intervallo a Lichtsteiner (problemi anche per lo svizzero).

La partita stagna fino alle soglie del 70', quando Conte decide di osare e inserisce Llorente per Bonucci, frastornato per l'errore del gol, passando alla difesa a 4. Lo spagnolo, all'esordio assoluto in Champions, si presenta con una zuccata che si spegne di poco alta sulla traversa.

La Juve, seppur con poca lucidità, ci mette tanto cuore per scardinare il fortino di un Galatasaray che nel secondo tempo rinuncia ad attaccare, piazzando 10 uomini nella propria metà campo. I bianconeri non trovano spazi, ma agguantano il pareggio grazie a una colossale ingenuità di Amrabat che stende Quagliarella in area regalando a Vidal il rigore che vale l'1-1. Il gol del pari infiamma lo Stadium e la Juve trova l'insperato sorpasso a quattro dalla fine: stavolta il gol è tutto di Quagliarella, puntuale a girare alle spalle di Muslera la pennallata al millimetro di Pirlo.

Sembra fatta, ma sull'azione seguente Isla si addormenta e il Galatasaray trova ancora il pareggio con Bulut per il 2-2 finale che complica i piani qualificazione di Conte.

 

di Antonino Sambataro