Roma, 20 ottobre 2013 - L’euforia per questa Roma concreta, scintillante e implacabile contagia anche il suo tifoso più famoso. Carlo Verdone. L’attore e regista romano, impegnato sul set del suo nuovo film, “Sotto una buona stella”, e presente in tv nello spot per la ricerca sulla fibrosi cistica, non perde una partita della sua amata Roma.

Carlo, in che stato d’animo è il tifoso Verdone?
“E’ molto felice. Ma non solo per i risultati: lo è perché vede che la squadra gioca bene. Tutti corrono, si danno una mano, si sente che lo spogliatoio è unito. E poi, ci sono quei due o tre miracoli”.

Per esempio?
“Per esempio, Maicon che corre come un ventenne. De Rossi che ha ritrovato la lucidità, la determinazione, la voglia di dare il cento per cento alla squadra, alla maglia. Florenzi maturato, un talento giovane che è già esploso. Benatia e Castan che puntellano la difesa. Una squadra con gli uomini giusti nei posti giusti del campo”.

Dove può arrivare?
“Io mi limito a dire quello che dice Garcia: l’obiettivo è l’Europa. Possibilmente, la Champions”.

Mai parlare di scudetto?
“La gente di spettacolo è molto scaramantica: non sarò certo io a parlarne! Ma posso dire che da anni non vedevo una Roma così forte, veloce, ‘intelligente’. Abbiamo avuto molti anni di amarezze: sarebbe il momento di rifarsi”.

Parliamo del capitano.
“Quello è un discorso a parte. Francesco Totti continua a stupire. A 37 anni corre come un ragazzino. Ha la visione di gioco più lucida di qualsiasi giocatore al mondo: se dovesse mantenere questa forma fino alla fine del campionato, Prandelli non dovrebbe in alcun modo privarsene”.

Vi conoscete da tempo?
“Non solo. Gli ho fatto una promessa: se lui vorrà, il giorno che deciderà di mettere un punto a una carriera eccezionale, il giorno che deciderà di mettere gli scarpini al chiodo, io sarò a sua disposizione. Per girare un documentario su di lui. Sulla storia di un ragazzo di Roma che, di Roma, è diventato la bandiera. Sulla storia di un ragazzo semplice, che dai primi calci nei campetti dell’oratorio è arrivato ai più grandi palcoscenici internazionali, senza mai perdere l’arte della semplicità, senza mai perdere il grande dono della modestia”.


 

 

di Giovanni Bogani