Milano, 28 ottobre 2013 - Dicono che a stento Massimo Moratti sabato sera abbia trattenuto le lacrime. Prima nello spogliatoio dell’Inter dove si è affacciato per incoraggiare i suoi a pochi minuti dal match, poi in tribuna vip quando è stato accolto da una “standing ovation”, infine ancora nello spogliatoio quando a fine gara è andato a complimentarsi con l’allenatore e i suoi ragazzi. Già, perché quest’Inter se la sente ancora sua. L’ha protetta e difesa fino a maggio quando le cose andavano male, anzi malissimo; la coccola e se la gode ora che il campo sta regalando gioie e soddisfazioni quasi inattese.

Eppure sullo sfondo c’è Erick Thohir in arrivo, ma finché l’ingombrante sagoma del tycoon indonesiano non si sarà materializzata, per tutti, a cominciare dal tecnico toscano, questa è ancora l’Inter di Moratti. E per tutti è ancora lui il patron. «E’ vero, il presidente continua a stare vicino alla squadra, come e più di prima — confida Mazzarri —. Anche sabato non si è staccato un attimo: al mattino è venuto a trovarci alla Pinetina, e poi allo stadio si è fatto vedere prima e dopo la partita. La verità è che nessuno di noi all’interno dello spogliatoio si è accorto di questo passaggio di proprietà. Aspettiamo Thohir, ma ci rendiamo tutti conto di quanto sia importante la presenza di Moratti».

E poi la notte di San Siro è stata davvero una festa: il successo dopo un mese, il quarto posto in classifica, l’affetto dei tifosi. Non è stata la partita perfetta solo perché fra un gol e l’altro l’Inter si è concessa qualche pausa di troppo, subito sottolineata da Mazzarri: «La verità è che non si può mai stare tranquilli. I ragazzi sono partiti benissimo ma poi si sono sentiti troppo sicuri, senza pensare di chiuderla veramente. Su questo bisogna riflettere e possibilmente crescere».

Tutto vero. Perché gli sforzi di chi fa gol (23 quelli realizzati finora) rischiano di essere vanificati da qualche amnesia difensiva: 9 reti incassate nelle ultime cinque gare sono un po’ troppe da una squadra che, fino allo scontro diretto con la Roma, poteva vantare la seconda miglior retroguardia del torneo. La prolungata assenza di Campagnaro pesa (come quella di Handanovic), anche perché Juan Jesus offre un rendimento altalenante e il tandem Ranocchia-Rolando non può fare miracoli. Anche per questo motivo già domani sera a Bergamo, nell’anticipo della decima giornata, Mazzarri medita di ricorrere al turnover: «Ho risparmiato apposta Palacio e Cambiasso sostituendoli contro il Verona sul 4-1», sottolinea l’allenatore. Ma il tecnico cambierà soprattutto dietro, visto che il vecchio leone Samuel è pronto e accanto a lui potrebbe essere lanciato anche Andreolli.

Ieri mattina i nerazzurri erano già in campo. Aggregati i Primavera Isaac Donkor (difensore, classe ‘95), Stefano Dalla Riva (difensore, classe ‘95), Nicolò Di Stefano (difensore, classe ‘95) e Jesus Valeriano (centrocampista, classe ‘95). Thohir sarà contento.

 

di Giulio Mola