La Juve ha ventisei punti di vantaggio sull’Inter, ogni altro commento potrebbe essere casuale. Quello che una volta era il derby d’Italia diventa una partita mai nata: quattordici minuti per segnare il primo gol, tutto il resto per divertire e divertirsi. Anche troppo. Se nel calcio esiste la perfezione, l’abbiamo vista per almeno settanta minuti in una Juve che ha portato al massimo la concentrazione e l’applicazione. Quando è così, la Signora diventa una macchina da guerra.

Evidentemente i bianconeri ci tenevano a prendere le distanze dall’Inter per mille ragioni (non ultima l’imbarazzante vicenda Guarin) e si è visto ampiamente. Il giro palla veloce, l’aggressività ferocissima, sovrapposizioni e diagonali perfette, la capacità di stare corti e di attaccare gli spazi hanno avuto l’effetto di tramortire un’Inter tecnicamente e caratterialmente minore. Se la Juve è questa, il merito è dei giocatori, ma soprattutto del lavoro maniacale di Antonio Conte che questi giocatori ha fatto crescere e migliorato fino a trasformarli in una grande squadra.

Ora Agnelli e Marotta devono battere la concorrenza di Manchester, Monaco e Arsenal che da tempo corteggiano l’allenatore bianconero. Conte, in fondo, vuole semplicemente giocarsela anche in Champions e a questa Juve ormai non manca molto. Con un piccolo sforzo economico e dei piani seri di rafforzamento Conte resterà a vita bianconero. Tutti avvisati, dunque.

Il futuro dell’Inter invece è molto più nebuloso. Thohir compreso. Per Mazzarri è l’ora delle scelte, qualche talento c’è (Botta, Kovacic, Icardi), qualcuno è arrivato (Hernanes e D’Ambrosio), Guarin è da recuperare: serve una squadra nuova negli uomini e nelle idee. Mazzarri faccia di testa sua senza guardare in faccia a nessuno, tanto ormai non c’è più niente da perdere.

 

di Enzo Bucchioni