Torino, 18 aprile 2014 - Conte e la Juve sono come il rovescio della stessa medaglia. Antonio da Lecce arrivava dalla serie B, dal Siena, la Signora da due settimi posti disastrosi. Insieme sono cresciuti, hanno bruciato le tappe non solo dal punto di vista tecnico (lo stadio di proprietà ha fatto la differenza) e cosa non da poco hanno vinto e sono in corsa per uno storico double: terzo scudetto consecutivo ed Europa League. Insieme, appunto. Quello che hanno fatto non è passato inosservato tanto in Italia quanto all’estero.

Su Conte hanno messo gli occhi Monaco, Psg ed Arsenal. Il tecnico salentino è lusingato, tentato. Ci pensa, eccome. Non ha mai nascosto di voler fare un’esperienza in Europa. Anche la panchina della Juve però è diventata un bocconcino appetibile. Ai piani alti di corso Galileo Ferraris riflettono, avrebbero solo l’imbarazzo della scelta. La società sta facendo le dovute valutazioni: Conte è l’uomo giusto per provare a vincere la Champions, il grande sogno di Andrea Agnelli e del popolo bianconero, dando continuità al progetto? La risposta è sì.

Da Buffon a Tevez si sprecano gli elogi. Ma è un sì condizionato dal tempo. La pazienza ha un limite. Questione di programmazione. La Juve ha già in tasca il piano B. Di idee ce ne sono diverse. Da Mancini (nel suo contratto c’è una clausola che lo libererebbe nel caso in cui dovesse chiamato da un grande club), a Spalletti (conosce i dirigenti e ha lavorato a Roma con il preparatore Bertelli), passando per Allegri, un profilo che non dispiace affatto alla società.

Tutto qui? Non proprio. C’è un mister x, che potrebbe essere Jürgen Klopp, il tecnico del Borussia Dortmund, uno dei migliori in circolazione, finito nel mirino del Barcellona e pronto a lasciare la Germania. Per mentalità, capacità e bravura nel lanciare giovani non è secondo a nessuno. In corso Galileo Ferraris non hanno mai nascosto di avere un debole per il tecnico tedesco. La telenovela continua? Sì, forse, chissà. A meno che Conte non faccia chiarezza sul suo futuro, sgombrando ogni dubbio. Basterebbe un semplice “resto”. Incondizionato. La questione non è semplice però. Ci sono diversi nodi: dal mercato (non solo comprare, ma anche vendere alcuni giocatori arrivati a fine corsa) al contratto in scadenza nel 2015 con relativo ritocco a salire sull’ingaggio. 

 

di Luca Pasquaretta