Milano, 13 maggio 2014 - Il benservito a Seedorf («Non sono contento del gioco espresso dalla squadra. Sul futuro dell’allenatore decideremo a fine stagione»), una nuova bastonata a Balotelli («Ha strordinarie potenzialità, ma deve però imparare a fare la prima punta») e un malessere generale che non risparmia nessuno («Certo che non sono soddisfatto. Ma ricordo a tutti i tifosi che siamo ancora il club europeo più titolato al mondo»). Silvio Berlusconi — intercettato in esclusiva da Sportmediaset — sgancia la bomba sul Milan dopo che ieri mattina Adriano Galliani aveva cercato di scusarsi per il suo labiale («Ma questo è matto») colto sulle tribune dello stadio Atleti Azzurri d’Italia: «Pronto Clarence? — il succo della telefonata dell’ad al tecnico —. Il mio era solo un modo di dire». Seedorf ha sorriso amaro e ingoiato l’ennesimo rospo di un’avventura deragliata in pochi mesi dopo le grandi aspettative iniziali.

Un rospo che è diventato gigante e duro da buttar giù verso sera quando nei salotti della Milano Bene si è sparsa la voce dell’interessamento di Silvio Berlusconi in persona ad Antonio Conte per la panchina rossonera. Una pazza ipotesi che non ha trovato smentite nell’enturage del tecnico della Juventus e che avrebbe già messo in allarme Adriano Galliani, che con Conte ha un rapporto — eufemisticamente — molto freddo (memo: gol non dato a Muntari nel 2012 e litigio negli spogliatoi tra i due. «Ecco cosa succede quando si piange», l’accusa di Galliani, «Siete la mafia del calcio» la secca replica di Conte).

Galliani vorrebbe Inzaghi come successore del Professore olandese (Pippo ieri ha dato l’ultimatum: «Mi vedrò a breve con la dirigenza per decidere il mio futuro». Inzaghi è forte di un’offerta del Sassuolo e tanti altri interessamenti), non si opporebbe ai nomi di Donadoni (abbordabile per l’ingaggio), Spalletti (che ha però affari milionario in Russia) e Montella (il cui contratto con la Fiorentina resta però una fortezza quasi inespugnabile), ma non apprezzerebbe una nuova invasione di campo, nella “gestione sportiva” — la prima è avvenuta con l’esonero a mezzo stampa di Allegri e l’assunzione proprio di Seedorf —. Una scelta imposta dall’alto che potrebbe portare anche ad un clamoroso addio.

«L’Europa senza Milan è triste». parole e musica di Christian Abbiati. Il portiere confida in un miracolo nell’ultima giornata (statisticamente improbabile) ma non spegne i dubbi sul suo futuro: «Non lo so ancora». Sarebbe il capolinea dopo 15 anni. Il suo primo anno in rossonero coincide con l’ultimo senza impegni europei: era la stagione 1998/99 e con Abbiati in porta — che scalzò Lehmann e Rossi — e Zaccheroni in panchina il Milan conquistò lo scudetto.

 

di Giulio Moda e Luca Guazzioni