Roma, 27 giugno 2014 - Anche Fabio Capello, che era l'ultimo italiano superstite i Mondiali, ha alzato bandiera bianca ieri, al termine di Russia-Algeria. Il commissario tecnico nelle grazie di Putin e la sua Nazionale hanno detto addio ai sogni di gloria, mancando la qualificazione agli ottavi di finale, centrata invece, a sorpresa, dai magrebini.

Una eliminazione che l'allenatore di San Canzian d'Isonzo non ha digerito bene. Don Fabio ha "difeso" la sua Russia e si è scagliato contro gli arbitri "ostili" e contro chi avrebbe accecato il portiere Akinfeev con raggi laser.

Di contro, a parziale scusante, ha elogiato gli avversari, asserendo di non aver mai assistito a "un Mondiale così spettacolare. Il livello del calcio praticato in Brasile è il più alto di sempre, il ritmo è altissimo e la qualità tecnica senza precedenti", ha detto il 68enne Capello, il quale statisticamente è tanto vincente con le
squadre di club quanto sfortunato come commissario tecnico.

A parziale scusante c'è da dire che sia nel 2010, quando guidava l'Inghilterra, che quest'anno i suoi portieri (Green con la formazione britannica e Akinfeev in Brasile) sono stati protagonisti di papere incredibili, condizionando i risultati delle rispettive nazionali. Alibi e scuse, però, non possono spiegare e giustificare i numeri contrastanti di Don Fabio.

Capello, infatti, da allenatore di squadre di club ha conquistato sette titoli in quindici campionati disputati, vincendo quattro tricolori col Milan, uno scudetto con la Roma e due volte la Liga col Real Madrid, senza contare i due scudetti revocati con la Juve. 

Da commissario tecnico, invece, Capello è uscito di scena agli ottavi di finale con la sua Inghilterra
in Sudafrica e ha fallito in un girone non complicato in Brasile. Per lui, adesso, la sfida riparte: nel 2018 guiderà ancora la Russia, in un Mondiale da giocare in casa. In quella occasione non avrà- alibi e verosimilmente non assisterà ad arbitraggi ostili. Il lavoro da fare comunque è notevole: la Russia vista in Brasile è sembrata poca cosa.