Rocca di Cambio, 12 maggio 2012 - Puntuali, al termine della prima settimana di Giro arrivano i sospetti sui favori ai velocisti in ritardo. Come un anno fa dopo la tappa dell’Etna, mugugni e chiacchiere coinvolgono l’iridato Mark Cavendish, che nella tappa di Porto Sant’Elpidio ha evitato il tempo massimo per appena 39 secondi. Come lui, altri sette atleti, fra i quali l’ex maglia rosa Phinney.

A generare le voci è stata una segnalazione arrivata dalla Rai, che a 15 chilometri dal traguardo ha inquadrato il plotoncino con il campione del mondo informando che aveva un ritardo tale da farne temere l’esclusione per limiti di tempo. Secondo le segnalazioni fornite dalla tv, quel gruppetto avrebbe coperto l’ultima parte della tappa in 16-17 minuti, a una media degna di una moto. Un piccolo record, neppure documentato: dal momento in cui si è capito che il campione del mondo rischiava l’esclusione, la tv non ha più inquadrato né lui né gli altri ritardatari. Motivo ufficiale: l’elicottero per le riprese ‘aveva finito la benzina’.

Così Cavendish e gli altri ritardatari sono riapparsi improvvisamente sul rettilineo finale a 33’12’’ dal vincitore, 39 secondi prima che scadesse il gong. Un sospirone di sollievo per l’organizzazione, l’inizio di molti mugugni in gruppo, anche perché le squadre degli altri velocisti avevano visto i loro atleti più lenti arrivare ben prima del limite massimo: Andrea Guardini, troppo spesso accusato di staccarsi sul primo cavalcavia e di non saper soffrire in salita, era arrivato a 28’28”, ancora prima Roberto Ferrari, con Chicchi e Demare a 23’53”, Goss, Modolo, Hunter e Nizzolo a 21’11”.
 

dall'inviato Angelo Costa