Assisi, 15 maggio 2012 - Era il favorito numero uno della tappa odierna e non ha deluso. Pronostico mantenuto per Joaquin Rodriguez, che commenta così la sua vittoria e la maglia rosa che da oggi è sulle sue spalle. «Per prima cosa devo dire un grandissimo grazie alla mia squadra che ha lavorato dal chilometro zero per me. La Katusha si è sobbarcata tutto il lavoro, abbiamo dovuto tenere la corsa perché ero marcato da tutti. Vincere così è davvero spettacolare. La mia carta in più? Il diesse Valerio Piva, che essendo italiano, mi ha illustrato al meglio il finale, probabilmente grazie anche a qualche suggerimento dei giornalisti italiani (l’opinionista Rai Davide Cassani, ndr). Mi ha indicato dove era meglio attaccare e ho fatto bene ad ascoltarlo, se no sarei partito prima e avrei sbagliato. Prendere la maglia rosa nel giorno in cui tutti dicevano avrei vinto mi rende felicissimo. L'arrivo era disegnato per me, ma non è mai facile arrivare primo. Puntavo tanto alla tappa, ma ora penso a mantenere il primo posto nella generale. Sto meglio di quanto pensassi, ma manca ancora tanto a Milano. Questo è il mio quinto Giro, non ho visionato i percorsi che ci aspettano, ma mi piace molto la tappa del Mortirolo che mi ricorda le imprese di Indurain ed è una salita che noi spagnoli amiamo. Tra gli avversari chi vedo meglio? Scarpa (Scarponi, ndr) mi sembra il più in forma, Basso quello con più testa e la squadra più pronta».


Comincia il Giro di Rodriguez, finisce in anticipo quello di Pippo Pozzato: la caduta di Frosinone alla curva maledetta ha lasciato i segni sul polso destro, al quale è stata riscontrata la frattura dello scafoide.

«Abbiamo fatto la lastra questa mattina, c’è purtroppo una frattura. Volevo partire a tutti i costi, ma ho provato e ho visto che non riesco a frenare né ad usare il cambio: in queste condizioni sarei un pericolo per me e per tutti gli altri, meglio fermarsi. Mi dispiace molto, anche perché oggi e domani c'erano due traguardi adatti a me, comunque... Adesso l'importante è far calcificare al più presto possibile la frattura e cominciare a lavorare al più presto anche perché davanti a me c’è l’obiettivo delle Olimpiadi. Le scuse? Ieri mi sono assunto le mie responsabilità ma ho rivisto il filmato e anche Goss mi ha detto che non era colpa mia, penso sia stato Kristoff a tamponarmi e poi io sono caduto ed è venuto fuori il disastro. Cambia poco, ma adesso ho la coscienza più tranquilla».

 

Dall’inviato Angelo Costa