Montecatini (Pistoia), 16 maggio 2012 - La rivincita del cattivone. Roberto Ferrari desiderava far parlare di sé anche come bravo velocista, non solo come quello che butta in terra gli altri: la ferita di Horsens, dove aveva steso Cavendish e la maglia rosa Phinney, meritandosi le ire del campione del mondo ("Andrebbe cacciato dalla corsa", aveva detto l’inglese) doveva essere rimarginata.

Così, dopo le scuse al Cav e l’autopunizione di Fano, dove aveva rinunciato a partecipare allo sprint, lo sprinter bresciano ha chiuso il cerchio: a Montecatini, con un guizzo da motociclista all’ultima curva, ha infilato proprio Cavendish ed è decollato verso la sua prima vittoria al Giro.

"Ci tenevo a riscattarmi, mi fa piacere aver vinto una tappa: non so se della stessa idea sia anche Cavendish", racconta la freccia dell’Androni di Savio, squadra che in questo Giro ha già conquistato due successi di giornata e porta a spasso con Rubiano Chavez anche la maglia degli scalatori.

"Volevo dimostrare che in Danimarca, quel giorno, non ero lì per caso - prosegue Ferrari - Mi scuso ancora adesso per quel che è successo, oggi quando all’ultimo chilometro ho visto che ero davanti e che Cavendish mi stava tenendo d’occhio, ho capito che non potevo sbagliare".

Non ha sbagliato Ferrari, 29 anni, in bici dall’età di sei anni per volere di papà Sergio, "al quale dedico mezza vittoria: l’altra metà è per la mia compagna Francesca e per mio figlio Mattia, due anni. Non è facile star lontano da casa per tre settimane. Chi è Ferrari? Il mio manager Savio mi dipinge come naif perché mi trova particolare (è uno dei rari ciclisti con la barba, ndr), io sono uno che vive il ciclismo in libertà e spensieratezza: è il mio lavoro, ma lo faccio con l’entusiasmo di un bambino".

Il bambino è diventato grande: nella speciale classifica dei velocisti è cresciuto in fretta grazie a questo sprint così brillante, da non permettergli di accorgersi che dietro, nella curva che per lui è diventata trampolino, i suoi colleghi stavano cadendo in terra. "C’è stata una caduta anche oggi? In una curva così può succedere. Ma capita anche in rettilineo, come è successo in Danimarca: io mi accontento di esser riuscito a battere il campione del mondo. Il mio futuro? Già era un grande traguardo vincere una tappa al Giro, con Savio sto bene, ci capiamo al volo, mi sta aiutando tantissimo a migliorare. Mi piacerebbe diventare un corridore alla Petacchi, anche lui ha cominciato tardi a vincere le volate, anche se il motore non è proprio lo stesso. Però, finchè sto così bene ci provo’. A quel che sembra, gli riesce anche.

RODRIGUEZ - Giornata tranquilla per Rodriguez, che nel lungo viaggio verso Montecatini ha dovuto soltanto tener d'occhio nel finale un paio di allunghi di uomini di classifica, fra i quali Kreuziger e Scarponi in cerca di secondi preziosi.

"Fino ad ora ho dimostrato di fare bene nei grandi giri, ma voglio dimostrare di essere il più forte ed in grado di vincere. Io ora mi sento benissimo e chiaramente mi piacerebbe vincere come Fuentes qualche anno fa… Io non penso a quanto ho più o meno forze ed energie di Basso. So che lui è stato sfortunato quest’anno e non so se nell’ultima settimana potrà pagare la preparazione condizionata dalle cadute … Io so di avere un’ottima condizione e credo che se non avrò un calo, lotterò con Basso e con gli altri per la vittoria di questo Giro".

dall'inviato Angelo Costa