Pian dei Resinelli, 20 maggio 2012 - E’ la prima vera tappa del Giro, è il grande giorno di Matteo Rabottini, 24 anni, pescarese, figlio d’arte e a giorni papà: dopo una fuga di 150 chilometri, si guadagna la tappa negli ultimi 300 metri, resistendo al ritorno di Joaquin Rodriguez che, comunque, si consola tornando dopo un giorno in maglia rosa.

"La cosa più importante in giornate come queste è non mollare di testa - racconta Rabottini, al primo Giro d’Italia -. Francamente non pensavo di riuscire a vincere quando sono andato in fuga questa mattina. Quando mi ha passato Rodriguez avevo perso tutte le speranze, poi negli ultimi 50 metri, quando sono riuscito a sorpassarlo di nuovo, davvero neanch’io ci credevo... Penso che ai 300 metri quando mi ha superato lui stesse andando molto forte, io mi sono messo nella sua scia e l’ho saltato ai 50 metri facendo un grande sforzo".

Vittoria voluta, dopo la fuga finita male sabato, vittoria sofferta anche per una caduta a 17 chilometri dall’arrivo nell’affrontare una curva in discesa: "Un attimo e ti cade il mondo addosso, ma poi ho visto che non mi ero fatto niente e sono ripartito bene senza problemi. Nell’ultima salita ho pedalato molto agile, non potevo andare più duro perché non riuscivo a spingere. L’unico modo per avere qualche speranza di arrivare era salvarmi con l’agilità. Poi ho pensato: 'Male che vada, spingerò nell’ultimo chilometro”. Poi ho messo giù due denti quando è arrivato Rodriguez e ce l’ho fatta".

Così fa festa anche la Farnese, squadra che dal primo giorno va all’attacco. "Col mio tecnico Luca Scinto ho lavorato fin dall’inverno per preparare il Giro d’Italia. Lui mi diceva: “vieni al Giro e vinci una tappa”. Quando ti viene detto fin dall’inverno, ci si ride anche un po’ sopra. Poi però credo che se si lavora bene e con convinzione, alla fine i frutti si vedono".

I frutti di questa giornata li raccoglie anche Joaquin Rodriguez: andando all’attacco negli ultimi due chilometri, non vince la tappa solo perché davanti c’è un cocciutissimo Rabottini. "Abbiamo corso benissimo: Losada è stato molto attento, ha saputo aspettarmi e non è facile per un ragazzo che non ha ancora vinto da professionista ed aveva a portata di mano la vittoria di tappa. Sono contentissimo di come sia andata. Ieri abbiamo provato a tenere la ruota di Hesjedal ma lui andava fortissimo, oggi forse stavo un po’ meglio io di lui, però il Giro non è ancora affatto finito. Io in carriera ho vinto anche con il freddo, non mi piace correre con la pioggia però di solito non vado male in queste condizioni climatiche. Vittoria regalata? Non ho lasciato vincere Rabottini anche perché non ho ottenuto così tante vittorie al Giro, queste corse non si regalano. Al contrario, ho fatto di tutto per vincere, pensavo di averlo staccato e dopo ho guardato… ho provato a fare la volata ma lui è andato fortissimo ed ha fatto una tappa bellissima".

Dall’alto della sua maglia, doveroso uno sguardo alla classifica: "Fra gli avversari, Basso oggi ha fatto un bel cambio di ritmo ed io ho sofferto quando lui ha accelerato. Penso che stia bene, ma sto bene anch’io".

Laconico il commento del canadese Hesjedal, che lascia il primato riconquistato sabato a Cervinia. "Se n'è andata". dice guardando la sua maglia rosa fradicia. E aggiunge: "Oggi è stata dura per tutti, è stata una giornata orribile. Non stavo bene come ieri, sono felice sia finita e spero di rimettermi nel giorno di riposo per tornare a lottare coi migliori".

Sorride Ivan Basso, che all’ultima settimana si presenta terzo in classifica e con la prospettiva di affrontare le grandi salite che piacciono a lui: "Tappa durissima, che la mia squadra ha saputo ben controllare: pian piano sto scalando la classifica, se continuo così domenica prossima a quest’ora sarò sicuramente in una posizione migliore. Sì, da questo weekend esco fiducioso, molto fiducioso"’.

Nessuna spiegazione ufficiale per il ritiro di Frank Schleck: si era capito molto già nei giorni scorsi. Da Visconti, fermatosi poco dopo e salito un'ambulanza, è arrivato dopo la corsa un tweet: "Anch'io non mi sono spiegato cosa mi sia successo: mi mancava il respiro, quasi una crisi d'ansia. Mi dispiace, arrivederci Giro".
 

Dall’inviato Angelo Costa