Dall’inviato Angelo Costa

Passo dello Stelvio, 26 maggio 2012 - "Come perdere la Champions ai rigori". E’ un inviato spagnolo a sintetizzare che domenica aspetti Joaquin Rodriguez: Purito è ancora in rosa, ma nella crono di Milano, 30 chilometri piatti e pieni di curve, deve difendere da sfavorito la miseria di 31 secondi da Hesjedal. A sua volta, il lungagnone canadese ha scoperto una minaccia: è belga, ha 25 anni, si chiama Thomas De Gendt e va più forte di lui a cronometro. E’ sbucato all’improvviso nel tappone dello Stelvio, corso da campione: all’attacco sul Mortirolo, ha allungato il passo in discesa con altri compagni poi si è fatto da solo la cima cara a Coppi, che lui conosce benissimo perché si allena spesso da queste parti. Con questo suo coraggio è arrivato a sfiorare la maglia rosa, costringendo Hesjedal a faticare per rincorrerlo: così il canadese ha mantenuto 1’47’’ di vantaggio, che lo rendono sicuro ma non sicurissimo perché De Gendt è uno che l’anno scorso ha chiuso la crono finale del Tour al quarto posto dietro specialisti come Martin, Evans e Contador.

"Sono veramente molto contento di essere riuscito a vincere su una montagna mitica come il Passo dello Stelvio. Tutti i più forti nella storia del ciclismo hanno vinto qui. Spero sia un buon segno per me perché credo di avere un futuro nelle corse a tappe - racconta il fiammingo -. Quando sono andato in fuga, il mio unico pensiero era di iniziare la salita finale con una vantaggio tale da conservare il mio ottavo posto in classifica generale. Quando poi mi sono trovato con tre minuti di vantaggio e Cunego a più di un minuto dietro di me, ho iniziato a pensare alla vittoria di tappa. Ad essere sincero, non ho mai pensato di riuscire a conquistare la maglia rosa perché sapevo bene che nel finale il mio vantaggio sarebbe calato. Sono contentissimo del quarto posto in classifica che domani potrebbe permettermi di salire sul podio. Non credo di poter vincere il Giro perché ho troppo distacco, ma ci proverò".

Ci proverà anche Rodriguez, che con uno scattino nel finale rimonta e supera Scarponi, riprendendo a Hesjedal quella manciatina di secondi che il canadese gli aveva portato via a Pampeago. Scaramucce che delineano un podio che quasi sicuramente non avrà italiani, a cominciar da Ivan Basso, precipitato anche sulla salita più amata. "So che il vantaggio è scarso, ma devo provarci. Non sono rassegnato: se non credi di vincere, nemmeno ti presenti alla partenza", le parole di Rodriguez. "Sono andato forte per venti giorni, andrò alla morte anche domani - aggiunge il leader del Giro, che intanto ha sfilato per un punto la maglia rossa a Cavendish -. Sono fiducioso, il mio preparatore ha visto il percorso di Milano ed è convinto che, con tutte quelle curve, posso far bene. Spero in questo miracolo, devo provarci, voglio crederci. Fra me e Hesjedal chi ha maggior pressione è lui, è l’unico che può perdere il Giro. Anche oggi gli abbiamo lasciato il peso della corsa, volevamo che cominciasse a sentire questa pressione. Perché sono scattato agli 800 metri? Ho queste caratteristiche, non sono quello che parte a quattro chilometri dall’arrivo".

Deluso Basso, che chiude mestamente un’avventura che mai l’ha visto protagonista, deluso anche Scarponi, che ammette "si poteva fare di più". Frase che basta al palco Rai per imbastire un processo in casa Lampre, dove Cunego si conferma ottima seconda punta andando all’attacco con De Gendt dal Mortirolo e chiudendo al secondo posto. Ma fermare Cunego per aspettare Scarponi è un’idea che non esiste, anche perché Scarponi non aveva buone gambe.